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Come cambierà la BCE con Christine Lagarde?

L’ex direttrice del Fondo Monetario ha sempre sostenuto la politica del presidente uscente Draghi.
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Gli ultimi mesi della Banca Centrale Europea si possono raccontare attraverso due donne. La prima è la francese Christine Lagarde: avvocato ed ex ministro dell’Economia sotto la presidenza di Nicholas Sarkozy (prima donna a ricoprire questo incarico), dal 2011 direttrice del Fondo Monetario Internazionale dopo le dimissioni di Dominique Strauss-Kahn, oggi destinata alla successione di Mario Draghi alla scadenza del suo mandato, il 31 ottobre.

L’altra è la tedesca Sabine Lautenschlager, membro del comitato esecutivo e del consiglio direttivo della BCE, che il 31 ottobre lascerà la BCE in anticipo di due anni rispetto alla scadenza naturale del suo mandato. La contrapposizione non è peregrina né basata solo sul genere: Lagarde sarà, secondo le attese, un presidente BCE in piena continuità con il suo predecessore Draghi, del quale Lautenschlager ha fortemente contestato il rilancio del Quantitative Easing, tanto da decidere di dimettersi.

Il confronto con quest’ala razionale del vertice BCE non si esaurirà con l’uscita di Lautenschlager e sarà uno dei fronti che verosimilmente terranno più impegnata la nuova presidente. Ma Lagarde è davvero così in continuità con Draghi?


Lagarde e Draghi: è vera affinità?

Sembrerebbe proprio di sì. Lagarde ha curato la prefazione del libro “Mario Draghi l’artefice”, edito da Rizzoli, dei giornalisti Jana Randow e Alessandro Speciale, scrivendo: “Qual è stato il contributo personale di Draghi alla BCE e, più in generale, all’economia globale? In estrema sintesi, ritengo che il suo contributo sia riassumibile nei tre elementi chiave della sua gestione: intelligenza, integrità e leadership”. Lagarde ha sempre sostenuto la politica espansiva della Banca Centrale Europea: Quantitative Easing, operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO) e tassi d’interesse negativi. Non solo: come Draghi, ritiene che i governi debbano avvalersi dei tassi bassi per mettere in campo un’accorta politica fiscale, laddove spazio fiscale c’è. Il quadro indiziario spinge gli addetti ai lavori a concludere che sì, Lagarde agirà in continuità con il suo predecessore. Non è un caso che Draghi abbia dato il via a nuove misure espansive giusto poco prima dell’arrivo di Christine Lagarde alla BCE, ritenendo improbabile che verranno messe in discussione. Ma i programmi di allentamento quantitativo richiederanno una sempre più stretta collaborazione tra BCE e governi nazionali. Anche qui, Lagarde potrà giocare le sue carte. 


Una presidente di alto profilo

Lagarde è già abituata a confrontarsi con i vari capi di Stato e di governo, una competenza che ha maturato nei suoi anni al Fondo Monetario Internazionale. Indubbiamente, questo le tornerà utile nell’interazione con ciascuno dei 19 Paesi che appartengono alla medesima area monetaria ma sono caratterizzati da economie ancora molto diverse. Le prove affrontate a partire dal 2011, durante il suo mandato al Fondo Monetario Internazionale, sono state tutt’altro che passeggiate di salute: Christine Lagarde ha dovuto affrontare la crisi del debito sovrano e, in particolare, la crisi greca, dando prova della sua leadership, del suo pragmatismo e della sua apertura mentale, oggi largamente riconosciuti. Così come le sue doti comunicative, fondamentali oggi più che mai per qualunque banchiere centrale.


La BCE parteciperà alla rivoluzione “green”

Ultimo, ma non meno importante: in una recente audizione di fronte alla Commissione Problemi Economici e Monetari dell’Europarlamento, Christine Lagarde si è dichiarata intenzionata a spostare gradualmente il portafoglio della Banca Centrale Europea, che vale circa 2.600 miliardi di euro, verso investimenti non dannosi per il clima. Avanti tutta con i green bond? Calma: la BCE, ha spiegato Lagarde, non può investire esclusivamente in questo tipo di obbligazioni “perché sul mercato non ce ne sono a sufficienza”. Poi al momento vale ancora il principio della cosiddetta market neutrality, che impone alla Banca Centrale Europea l’obbligo di non discriminare un tipo di prodotto rispetto ad altri, per evitare effetti distorsivi sui prezzi. Occorrerebbe un aggiornamento della normativa comunitaria, che in effetti è attualmente in discussione al Parlamento Europeo, sul profilo di sostenibilità dei vari asset finanziari. Sia come sia, “i rischi dei cambiamenti climatici e ambientali sono un aspetto fondamentale della missione della BCE”, ha detto Lagarde, e dovrebbero essere “al centro della missione di ogni istituzione”. A cominciare da quella che presto presiederà: e sarà di nuovo “Whatever it takes”, ma stavolta tutto in ottica green.