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Trend d'investimento

L’economia cambia forma: benvenuti nell’era della Circular Economy

L’economia circolare è un paradigma di produzione e consumo più sostenibile, che apre la strada a molte possibilità di innovazione e trasformazione. E che può rivelarsi, già oggi, un interessante tema d’investimento.
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Da lineare a circolare. Abbandonare il modello economico basato su estrazione delle materie prime, produzione, consumo e scarto e abbracciare la cosiddetta “economia circolare”, fondata su riduzione dei consumi, riciclo degli scarti e riutilizzo dei materiali. Non è un vezzo: è il nuovo obiettivo per uno sviluppo davvero sostenibile, nell’essenziale rispetto del nostro Pianeta. Un obiettivo che può aprire interessanti opportunità d’investimento. Ma, come al solito, procediamo per gradi.

Come funziona l’economia circolare?

Ogni organizzazione ne dà una definizione leggermente diversa, ma il concetto di base non cambia. Ademe, l’agenzia per la transizione ecologica del governo francese, definisce l’economia circolare come “un sistema economico di scambio e di produzione che, in tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti (beni e servizi), mira ad aumentare l’efficienza dell’uso delle risorse e a ridurre l’impatto sull’ambiente, sviluppando al contempo il benessere delle persone”.

La Fondazione Ellen MacArthur, da parte sua, specifica che “l’economia circolare ci offre gli strumenti per affrontare insieme il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, affrontando al contempo importanti esigenze sociali. Ci dà il potere di incrementare la prosperità, l’occupazione e la resilienza riducendo le emissioni di gas serra, i rifiuti e l’inquinamento”.

Infine, la Commissione Europea ci dice che l’economia circolare “mira a mantenere il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse il più a lungo possibile, riportandoli nel ciclo di produzione al termine del loro utilizzo, riducendo al minimo la produzione di rifiuti”.

Il ruolo della regolamentazione

Gli interventi legislativi a sostegno dell’economia circolare si stanno facendo sempre più rilevanti. L’Unione Europea si è impegnata a diventare un continente a zero emissioni nette di carbonio entro il 2050 e punta a disallineare la crescita economica dall’utilizzo delle risorse accelerando la transizione verso un modello di crescita rigenerativa e limitando il consumo di risorse. Per farlo, intende raddoppiare il tasso di utilizzo circolare entro il 2030, anche tramite il coinvolgimento dell’industria, attraverso il Piano d’azione per una nuova economia circolare adottato a marzo 2020.

Insomma, “sostenibilità” è la parola d’ordine. E del resto non potrebbe essere altrimenti. L’esplosione demografica ed economica del 20esimo secolo e l’avvento del consumo di massa con prodotti economici e facilmente sostituibili hanno messo infatti troppa pressione sull’ambiente. Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di persone e l’economia globale quadruplicherà in dimensioni, con un conseguente aumento della domanda di energia e risorse naturali. Così, se nel 1900 abbiamo consumato 7 gigatonnellate di materie prime in tutto il mondo, questo numero è aumentato a 85 nel 2020 e le proiezioni indicano un dato pari a 183 nel 2050 (fonte UNEP, 2016).

Una Terra in un anno non ci basta

Ogni anno, il Global Footprint Network – un’organizzazione internazionale di ricerca che offre ai decision-maker un set di strumenti per “aiutare l’economia umana a operare entro i limiti ecologici della Terra” – calcola l’Earth Overshoot Day. È la giornata nella quale noi esseri umani superiamo, in termini di consumi, il massimo delle risorse che il nostro pianeta è in grado di rigenerare in un anno. Se nel 1970 consumavamo l’equivalente di una Terra nell’arco di un anno, nel 2022 le “scorte” annuali si sono esaurite il 28 luglio. Come dire che oggi, rispetto a cinquant’anni fa, una Terra in un anno non ci basta più: ce ne occorre più di una e mezza.

Un altro tema, direttamente collegato, è quello del riscaldamento globale, con i suoi effetti di non poco conto sul Pianeta. Insomma, è necessaria una profonda trasformazione verso un nuovo modello economico, nel quale produrre e consumare sia decisamente meno inquinante.

Quali implicazioni per gli investitori?

Ricapitolando: l’economia circolare offre gli strumenti per ridurre rifiuti e inquinamento e affrontare cambiamento climatico e perdita di biodiversità. In linea, peraltro, con la maggior parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Ma offre anche interessanti opportunità di lungo termine per gli investitori: alcune stime parlano di un mercato di circa 4.500 miliardi di dollari entro il 2030 a livello globale1.

Ci sono diversi modi per prendere esposizione a questo trend in ascesa, che consente di coniugare rendimenti potenziali molto interessanti e possibilità di partecipare all’ottimizzazione dell’uso delle risorse: dal finanziamento delle aziende del settore sui mercati privati all’investimento attivo sui mercati a favore di quelle imprese che presentano buone performance in termini di economia circolare. I settori interessati da questo Megatrend possono essere molteplici: dall’edilizia alla mobilità, dall’alimentazione alla moda fino al packaging, solo per citarne alcuni.

A livello di strategie, l’engagement può essere un modo efficace per incoraggiare le aziende a migliorare le proprie pratiche adottando i principi dell’economia circolare.

Insomma, puntare su società attive nella transizione verso l’economia circolare può essere una scelta interessante per chi investe con una prospettiva di lungo termine. Possibilmente facendo prima un passaggio, come sempre, con il proprio consulente, che sarà in grado di fornire consigli sull’allocazione più in linea con il profilo di rischio-rendimento di ciascun cliente e di rispondere a eventuali dubbi.

 

  1. https://www.closedlooppartners.com/wp-content/uploads/2021/02/Closed-Loop-Partners-2020-Impact-Report-3.pdf