Meno spese e più consulenza nell’anno della pandemia
Quello che ci siamo appena lasciati alle spalle non è stato certo un anno semplice: lo scoppio della pandemia di coronavirus e la grave crisi economica che ne è seguita hanno provocato ferite profonde a livello sociale ed economico da un capo all’altro del pianeta, con pesanti ripercussioni sull’occupazione e sul reddito disponibile delle famiglie.
Non sorprende dunque che gli investitori si sentano sfiduciati e impauriti. E che, in un momento di smarrimento, abbiano sentito più forte che mai il bisogno di affidarsi a un professionista in grado di guidarli attraverso la tempesta. Secondo l’ultimo Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, diffuso a dicembre dalla Consob, la quota degli investitori che si rivolge a un consulente finanziario è aumentata dell’11%, passando dal 30% del 2019 al 41% del 2020.
Parallelamente nell’area euro – Italia compresa – si è registrato lo scorso anno un calo dei consumi e un aumento del risparmio precauzionale. A livello domestico, per esempio, il tasso di risparmio è salito dal 10% nel 2019 a circa il 16% di fine 2020. Le famiglie insomma spendono di meno e cercano di mettere fieno in cascina per eventuali emergenze. Nei maggiori Paesi europei, si nota un deciso ritorno alla liquidità, a cui si accompagna un calo degli investimenti in azioni, obbligazioni e quote di fondi comuni.
Per quanto riguarda l’Italia, gli investimenti finanziari pro capite delle famiglie rimangono inferiori a quelli di francesi e tedeschi. Va detto però che, a sorpresa, la partecipazione ai mercati finanziari da parte degli italiani è cresciuta rispetto al 2019, con il 33% degli intervistati che dichiarano di investire contro il 30% dell’anno precedente.
Scelte finanziarie ed emotività
Sul fronte dell’emotività delle persone nell’approcciarsi agli investimenti, lo studio Consob (basato su un campione di 3.274 individui, rappresentativo dei decisori finanziari italiani) rileva una generalizzata avversione al rischio e alle perdite – del resto è piuttosto prevedibile in tempi di crisi – accentuata quest’anno dalla sensazione di non disporre di risparmi adeguati a far fronte a situazioni di emergenza: più del 60% degli intervistati dichiara infatti che avrebbe difficoltà a fronteggiare spese impreviste e poco più del 30% afferma di aver subito una riduzione (temporanea o permanente) del proprio reddito nell’ultimo anno.
Insomma, la crisi economica innescata dalla pandemia ha già avuto degli effetti concreti sulle finanze – e di conseguenza sui comportamenti – delle famiglie italiane: il 35% del campione dichiara di aver ridotto le proprie spese dopo l’inizio dell’emergenza e quasi il 15% ha intaccato i propri risparmi.
Il rapporto con la consulenza finanziaria
In un momento difficile come quello che stiamo vivendo aumenta – lo abbiamo accennato - la necessità di rivolgersi a un consulente finanziario (dal 30% del 2019 al 41% del 2020). Non solo: chi si avvale del supporto di un professionista tende ad avere una quota minore di attività finanziarie detenute sotto forma di liquidità. Tradotto: il consulente aiuta le persone a compiere scelte di investimento più oculate e lungimiranti.
Nella scelta del consulente, gli investitori si fanno guidare soprattutto dalla propria banca di riferimento e dalle competenze del professionista stesso, mentre i principali disincentivi alla domanda di consulenza sono sfiducia, convinzione che il servizio non sia necessario per piccole somme e mancata percezione del valore aggiunto del servizio stesso. Le principali aspettative degli investitori nei confronti del consulente si riferiscono alle sue competenze e all’assenza di conflitto di interessi.