Tutti ne parlano, ma cos’è il PIL?
Anche se in molti hanno quanto meno una vaga idea di cosa sia il PIL, vale forse la pena di approfondire il concetto per capire esattamente cosa rappresenta e come si calcola questa importante grandezza macroeconomica. Iniziamo col dire che “PIL” è l’acronimo di Prodotto Interno Lordo: è un indicatore usato per misurare il reddito di un Paese – attenzione: il reddito, non la ricchezza – e per valutare l’andamento della sua economia in un determinato periodo di tempo (tipicamente un anno).
Semplificando molto, possiamo dire che il PIL esprime il valore di tutti i beni e servizi prodotti (Prodotto) all’interno di un Paese (Interno) in un certo arco di tempo. In pratica, con il calcolo del PIL una nazione fa quello che ogni famiglia fa con il budget di casa propria: per conoscere quanto è ricca, somma i redditi di tutti i suoi componenti.
Perché il PIL è lordo?
Si chiama Prodotto Interno “Lordo” perché include gli ammortamenti, cioè il fatto che impianti e macchinari abbiano un valore che dura negli anni e che, a un certo punto, inizia a esaurirsi. Immaginiamo un’azienda che compra un impianto da 100 mila euro destinato a durare 10 anni. Nel corso del suo utilizzo perderà valore e, magari, dopo cinque anni varrà cinquemila euro. Togliendo l’effetto dell’usura degli impianti dal PIL si otterrebbe un Prodotto Interno Netto, ma è un dato molto difficile da calcolare e in genere non viene utilizzato.
Ma come si calcola il PIL?
Qui le cose si complicano leggermente, perché calcolare il PIL è come fare una grande addizione in cui non tutti gli addendi sono conosciuti in maniera perfetta. Non solo: anche quando le informazioni ci sono, raccogliere milioni di bilanci di imprese è un lavoro lunghissimo e i dati necessari impiegano molto tempo a essere prodotti. Per finire, esistono diversi modi per calcolare il PIL. La buona notizia è che “tutte le strade portano a Roma”, nel senso che qualunque metodo si scelga, il risultato che si otterrà è pressoché identico.
Cosa c’entra l’inflazione con il PIL?
Il PIL può essere reale o nominale, a seconda che si tenga conto o meno dell’inflazione ovvero della variazione dei prezzi nel tempo.
Il PIL nominale viene calcolato considerando i prezzi correnti di beni e servizi e quindi è influenzato dall’inflazione ovvero dal rialzo generalizzato dei prezzi: a seconda che l’inflazione sia elevata oppure ai minimi, il valore del PIL nominale sarà diverso.
Il PIL reale invece non tiene conto delle variazioni monetarie dei beni e servizi la cui valutazione avviene a prezzi costanti, pertanto è un indicatore tendenzialmente più affidabile e, non meno importante comparabile con i dati di altri paesi.
Quindi perché il PIL è così importante in economia?
Il Prodotto Interno Lordo è il principale indicatore di salute e benessere di un sistema economico, dato che rappresenta la capacità del sistema stesso di produrre e vendere beni e servizi.
Già solo la frequenza con cui viene citato ci dice chiaramente che il PIL è un indicatore molto importante. Non a caso: tanto per cominciare, dà un’idea della grandezza di un’economia e permette di confrontare la crescita di due Paesi. Inoltre, si presta a svariati calcoli: per esempio, se rapportato al debito, è utile per capire quanto un Paese sia in grado di ripagare il proprio debito pubblico.
Inoltre, nella sua versione “pro capite” (ovvero diviso per il numero degli abitanti del Paese a cui si riferisce), ci dà una prima informazione sul benessere medio della popolazione. E si potrebbe andare avanti ancora, visto che il PIL entra in gioco in tantissimi calcoli socio-economici.
Certo, non si tratta di un indicatore magico: non può tenere conto proprio di tutto. Per esempio, il PIL non ci dà una visione esaustiva della qualità della vita di un Paese: questo perché, trattandosi appunto di un indicatore prettamente economico, non tiene conto di fattori come inquinamento, sicurezza delle strade o servizi di welfare per i cittadini, tutti aspetti importanti nel determinare quanto si viva bene in un determinato Paese.
Ma come lo utilizzano gli operatori finanziari?
Trimestralmente l’Istat per l’Italia, l’Eurostat per l’Europa e il Bureau of Economic Analysis (BEA) per gli Stati Uniti rilasciano i dati sul PIL. La lettura dell’andamento storico e le stime sulle evoluzioni future di questo indicatore forniscono importanti informazioni sul trend di crescita di un paese. La sua dinamica ha impatti importanti sui mercati azionari e obbligazionari.
Ad esempio, in caso di un suo incremento, i mercati azionari leggono tipicamente positivamente questa variazione in quanto una crescita del PIL implica un aumento dei profitti delle aziende e quindi dei titoli azionari. Tuttavia gli operatori finanziari, oltre a guardare all’andamento del PIL nel tempo, valutano anche altri fattori ad esempio l’intensità della crescita rispetto al potenziale di un’economia: una crescita marcata del PIL potrebbe anticipare una spirale inflattiva e quindi pesare negativamente sulle borse. Al contrario i mercati obbligazionari, reagiscono allo scenario di aumento del PIL negativamente poiché un andamento crescente di questo indicatore, specie se a ritmo sostenuto, potrebbe preludere ad interventi restrittivi di politica monetaria (es. aumento dei tassi di interesse).
In conclusione il PIL rappresenta un indicatore dello stato di benessere del paese cui si riferisce. Dall’analisi storica e prospettica dell’andamento di questo indicatore, preso in senso assoluto, o in comparazione con le attese del mercato (consensus), si possono trarre informazioni importanti per le scelte di investimento. Naturalmente il PIL è una delle variabili economiche e finanziarie che un saggio investitore dovrebbe tenere sotto controllo. Questo dato infatti deve essere letto e messo in relazione con molti altri indicatori.
E proprio perché è praticamente impossibile sapere tutto è consigliabile affidarsi ad un consulente finanziario che dispone di fonti informative più complete e che possa affiancarci professionalmente e razionalmente nelle decisioni di investimento.