Gioacchino Rossini
- Autore
- Tullio Pericoli
- Data
- 2012
- Tecnica e supporto
- Matita e olio su tela
- Dimensioni
- 60 x 60 cm
- Collezione
- Creval
- Ubicazione
- Fano
Tullio Pericoli, grafico e disegnatore italiano, si è affermato dal 1972 come grafico sulla rivista Linus. Influenzato dal disegnatore statunitense Saul Steinberg, ha rappresentato personaggi di attualità dando un valido contributo anche alla rinascita della satira politica, pubblicando vignette e fumetti sui principali quotidiani nazionali (Corriere della Sera, La Repubblica) e riviste (L'Indice, L'Espresso).
Dal 1995 si è dedicato al disegno di scene e costumi per il teatro, lavorando per l'Opernhaus di Zurigo e il Teatro alla Scala di Milano, e nel 2001 ha debuttato nella regia teatrale con Le sedie di E. Ionesco per il Piccolo Teatro di Milano. Numerose le mostre antologiche a lui dedicate, in Italia e all’estero, e le pubblicazioni: tra le più recenti occorre: il testo autobiografico Pensieri della mano (con D. Rosa, 2014); Storie della mia matita (2015); Piccolo teatro (2016), raccolta di trentasette "ritratti sonori" di T. Servillo; Scritture e figure (2017); Arte a parte (2021); Un digiunatore di Franz Kafka (2022); Ritratti di ritratti (2023).
Focus opera
L’opera è stata realizzata in occasione della personale Quelques riens pour Rossini presso la galleria Franca Mancini, tenutasi nel 2012 a Pesaro.
Esattamente 10 anni prima l’estro di Pericoli aveva felicemente incontrato il genio del “cigno di Pesaro” in occasione della messa in scena de Il Turco in Italia all’Opernhaus di Zurigo, di cui l’artista piceno aveva curato scenografie e costumi.
Dalla collaborazione tra Rossini e Pericoli, nonostante i 150 anni che li separano, è nata quindi una gustosissima serie di variazioni sul tema del ritratto – fotografico o pittorico – del grande compositore: in veste da camera o in marsina, con i baffi o con folte basette brizzolate, con il parrucchino mal calzato sul capo oppure con il basco, a nascondere la calvizie incipiente. Effigiato dai più grandi del secolo, Rossini venne ritratto da Hayez, Nadar, Carjat, e infine da Pericoli, in ben 33 diverse declinazioni.
Questo ritratto prende appunto l’ispirazione dal celebre dagherrotipo realizzato nel 1865 dal fotografo parigino Étienne Carjat. Lo scatto originale mostra il compositore, già pingue e imparruccato, assiso in redingote scura e accessoriato di cravate, panciotto, pince de nez e bastone da passeggio, come stabilito dai canoni del ritratto alto-borghese del Secondo Impero. L’interpretazione di Pericoli è quanto di meno ossequioso si possa immaginare. Abbandonata la seriosità del ritratto ufficiale, l’artista dipinge un Rossini ammiccante e godereccio (noto buongustaio e chef lui-même), accentuando i particolarissimi dati fisionomici del compositore in un rutilare di linee, e sprazzi di toni pastello. Tutto sembra contagiato dalle atmosfere della sua musica: prorompente, frizzante e gioiosa. E d’altronde pare che lo stesso Rossini avesse confessato d'aver pianto solo tre volte nella vita: quando gli fischiarono la sua prima opera, quando sentì suonare Paganini, e durante una gita in barca, quando gli cadde in acqua un tacchino farcito ai tartufi.