Giro di boa: temi e sfide della seconda metà dell’anno
“Divergent” è l’aggettivo che spesso, all’interno di rapporti e studi di società di analisi, delle case di gestione e dei grandi istituzioni economico-finanziarie, viene associato alla crescita globale. Una crescita “divergente” quindi, cosa significa? A tal proposito ci corre in soccorso la Treccani: “che muove in direzioni diverse”. Per esempio, da un lato abbiamo una Cina che è più Dragone che mai e che con gli Stati Uniti volano sulle ali dei maxipiani da migliaia di miliardi di dollari voluti dall’amministrazione Biden; e dall’altra parte abbiamo invece i Paesi emergenti più vulnerabili che rischiano di essere lasciati ulteriormente indietro, all’indomani della crisi economica innescata dalla pandemia di Covid-19.
E tutto s’intreccia: negli Stati Uniti abbiamo un Prodotto Interno Lordo che sembra destinato a crescere a livelli mai visti dagli anni Ottanta ad oggi; tuttavia, proprio questa espansione contribuirà a produrre ulteriore divergenza, dal momento che l’incremento dei rendimenti dei Treasury e il rafforzamento del dollaro peseranno sulle prospettive di crescita di quei Paesi emergenti che, per l’appunto, appaiono più vulnerabili. Mentre ci approssimiamo alla chiusura della prima metà dell’anno, proviamo a mettere a fuoco quelli che potrebbero essere i temi e le sfide della seconda metà del 2021.
Non solo Cina e USA: che ne sarà dell’Europa?
Con la Cina al comando e gli Stati Uniti che, dal punto di vista dei mercati, sembrano già un bel pezzo avanti sulla strada della ripresa, la prossima area che potrebbe essere contagiata da questo “sentire positivo” è proprio l’Europa. Da un punto di vista macroeconomico, il Vecchio Continente è oggettivamente indietro rispetto ai due motori della crescita globale e ci vorranno anni prima che torni ai livelli del PIL pre-crisi; ma dall’ottica dei mercati, le azioni europee dovrebbero beneficiare della crescita globale.
Un punto a favore lo segna l’accelerazione della campagna vaccinale: e proprio le vaccinazioni, in Europa ma non solo, continueranno a giocare un ruolo decisivo sull’andamento dell’economia a livello locale e mondiale. Così come saremo ancora per un po’ tutti alle prese con lo spettro delle varianti, un rischio di cui, quando parliamo di virus, dobbiamo semplicemente prendere atto. E se da una parte flessioni e recuperi hanno le loro cause, dall’altra per entrambi ci sono specifici sintomi. Uno tra tutti? Le quotazioni delle materie prime.
La ripresa spinge le materie prime
La famiglia delle materie prime – ossia quei beni primari utilizzati per produrre i cosiddetti “beni finali”, destinati al consumo – include i prodotti agricoli, i prodotti energetici e i metalli di base. Tutti loro (ma in particolare gli energetici e i metalli)– già nel secondo trimestre hanno beneficiato delle forti aspettative di ripresa dell’economia nel 2021. Un esempio? Il rame. Tra la fine di aprile e gli inizi di maggio, questo metallo ha superato i 10.000 dollari a tonnellata: non succedeva dal 2011. Un balzo dietro il quale, spiegava all’epoca Bloomberg, c’è da una parte l’economia in ripresa, che alimenta la domanda, e dall’altra l’offerta, che fatica a tenere il passo.
Ad alimentare il rally hanno contribuito le misure di stimolo, i tassi di interesse vicini allo zero e, per l’appunto, i primi segnali di ripresa delle economie dalla pandemia di Covid-19. Non solo: lo spostamento verso fonti di energia più pulite potrebbe ulteriormente spingere la richiesta. Ai primi di maggio appariva chiaro come i prezzi del rame avessero segnato un raddoppio rispetto ai minimi del marzo 2020: in linea del resto con l’impennata delle materie prime, dal petrolio all’agricoltura. Siamo a ridosso di un “superciclo”? Il dibattito su questo è aperto. Fatto sta che i prezzi delle materie prime – petrolio in primis – potrebbero innescare la miccia di quella fiammata inflazionistica che ormai da mesi i mercati si aspettano.
Ripresa quindi inflazione super?
Le condizioni finanziarie globali rimangono favorevoli, ed è probabile che nel corso dell’anno la maggior parte delle banche centrali mantenga invariata la politica sui tassi. Ma naturalmente resta elevata l’attenzione ai prezzi, che potrebbero essere spinti al rialzo dai pacchetti di stimolo all’economia, dai Recovery Plan europei ai maxipiani targati USA. In poche parole: banche centrali e governi iniettano stimoli all’economia; lavoro, consumi e investimenti ripartono; torna a crescere e/o aumenta la domanda di materie prime, il cui prezzo va su; conseguentemente salgono tutti i prezzi. Con possibilità di fiammata inflazionistica.
Potrebbe però trattarsi di una fiammata momentanea, destinata a scemare con il rapido smantellamento degli stimoli monetari e fiscali. Un po’ com’è accaduto, per capirci, nel decennio successivo alla crisi del 2008. Al contrario, avrà poco o nulla di momentaneo se:
- almeno parte degli stimoli fiscali e monetari introdotti per contrastare la crisi resterà in piedi anche dopo il ritorno dell’economia alla crescita;
- le politiche di sostegno saranno più favorevoli ai lavoratori che alle imprese;
- la crisi accelererà il trend della deglobalizzazione. In tal caso, nelle economie avanzate i prezzi sarebbero più esposti alle retribuzioni nazionali, che sono più alte rispetto a quelle delle economie emergenti, dove le attività oggi sono delocalizzate.
Per un investitore sarà estremamente importante coglierne l’evoluzione, dal momento che alcune asset class potrebbero essere più resilienti e fare meglio proprio nei periodi in cui l’inflazione è più alta. In un contesto inflazionistico normale, ma con rischi di rialzo, diventa allora cruciale diversificare all’interno di un’ampia gamma di asset class.
Nel complesso, il contesto degli investimenti appare positivo: la fiducia è alta e l’euforia limitata ad alcune aree come criptovalute, IPO (sigla che, per dirla in poche parole, indica i debutti in Borsa delle società) e SPAC (le Special Purpose Acquisition Company, veicoli finanziari pensati per convogliare risorse verso le piccole e medie imprese dall’alto potenziale, accompagnandole alla quotazione). Un’onda che potrebbe durare per un po’, stante l’ampia liquidità in circolazione. Oggi più che mai, la guida di una mano esperta potrebbe rivelarsi cruciale.