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Cultura finanziaria

Investimenti green: la Tassonomia UE che fa la differenza

In un mondo in transizione, la Tassonomia UE aiuta a far chiarezza sulle attività economiche veramente ecosostenibili e a fare piazza pulita del cosiddetto “greenwashing”, a vantaggio anche dei portafogli. Vediamo di capire cos’è e come funziona
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La premessa è il nostro pianeta, che sta affrontando sfide senza precedenti in termini di clima e ambiente. Occorrono misure decisive. Di tale emergenza governi e legislatori – in Europa e non solo – sono da tempo ben consapevoli. Dal 2019 l’Unione Europea è al lavoro per realizzare il suo Green Deal, che ha preso forma in risposta all’Agenda 2030, con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, varata dalle Nazioni Unite nel 2015.

Il Green Deal europeo è, di fatto, un importante piano di crescita che punta a migliorare benessere e salute dei cittadini mediante:

  • il raggiungimento dell’ambizioso traguardo dell’“impatto zero” – zero emissioni nette– entro il 2050;
  • la protezione, la conservazione e il miglioramento del capitale naturale e della biodiversità.

Ed è esattamente nella rotta tracciata dal Green Deal che si colloca la Tassonomia UE. Ma che cos’è, come funziona e in che modo può riverberarsi nella gestione di un portafoglio d’investimento?

Tassonomia UE: cos’è e perché è così importante?

La Tassonomia UE altro non è che un sistema di classificazione messo a punto dall’Unione Europeacon l’obiettivo di fare chiarezza sulle attività economiche che si possono considerare davvero sostenibili. E, di riflesso, anche sui casi di cosiddetto “greenwashing”, le artificiose pennellate di verde che si danno ad attività che invece di sostenibile hanno poco o niente. Può suonare come un tecnicismo, ma in realtà la Tassonomia ha a che fare con tutti noi, con le nostre vite e i nostri portafogli. Sì, perché si candida a diventare la nostra mappa nella terra degli investimenti “green”. Come? Fornendo una serie di definizioni che sempre più ci aiuteranno a capire quali società operano davvero con trasparenza e in modo virtuoso.

Quand’è che una società si può considerare sostenibile?

Per essere considerata ecosostenibile, secondo la Tassonomia un’azienda deve contribuire positivamente ad almeno uno tra sei obiettivi ambientali e climatici, senza produrre impatti negativi su nessuno degli altri. E rispettando le garanzie sociali minime.

I sei obiettivi in questione? Eccoli.

  • Mitigazione del cambiamento climatico
  • Adattamento al cambiamento climatico
  • Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine
  • Transizione verso l’economia circolare con riferimento anche a riduzione e riciclo dei rifiuti
  • Prevenzione e controllo dell’inquinamento
  • Protezione della biodiversità e della salute degli ecosistemi

Al momento, l’applicazione della Tassonomia riguarda sostanzialmente solo i primi due dei sei obiettivi, ovvero quelli connessi alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici.

Tassonomia UE: cosa cambia per il risparmio?

L’Unione Europea non impone un mix energetico agli Stati membri o alle aziende, ma si limita a indicare l’obiettivo. E per aumentare le probabilità che tutti ci arrivino con successo entro la data stabilita, usa la Tassonomia e altre leve per imprimere una sorta di “spinta gentile”. La Tassonomia si affianca infatti a tutta una serie di normative che mirano a promuovere la trasparenza sul “green” facendo leva (anche) sul desiderio degli investitori di ottenere un ritorno dai propri investimenti senza rinunciare a fare qualcosa per il pianeta. In questo quadro, risale a pochi mesi fa l’applicazione del livello 1 del regolamento UE sulla disclosure degli investimenti sostenibili, l’SFDR, che nel 2023 diventerà più stringente.

Tassonomia UE e oltre: quali sono le ultime novità?


Come riferisce il Forum per la Finanza Sostenibile nel suo focus sui provvedimenti normativi e regolatori dell’Unione Europea riguardanti l’industria degli investimenti sostenibili e responsabili, il 30 marzo 2022 la Platform on Sustainable Finance – gruppo di esperti creato dalla Commissione Europea per avere supporto tecnico nell’attività legislativa in materia – ha presentato un report sui criteri per estendere la Tassonomia delle attività ecocompatibili oltre i primi due obiettivi.

Non solo: sempre a marzo la Platform ha presentato il rapporto finale sulla cosiddetta Tassonomia “beyond green”. Una versione allargata che tiene conto del fatto che “più di un terzo dell’economia UE si basa su attività che difficilmente saranno incluse in una Tassonomia verde a causa del loro basso impatto ambientale”. Attività come istruzione e servizi sanitari, legali, finanziari e turistici: ampliare la Tassonomia per includerli permetterebbe loro di accedere alla finanza sostenibile “in merito alle loro spese operative allineate alla Tassonomia”.

Allineare i portafogli alla Tassonomia UE: come?

Nell’ambito dell’applicazione della Tassonomia UE, anche le società finanziarie saranno chiamate a fare la loro parte, dichiarando, nella documentazione obbligatoria relativa agli investimenti, la misura in cui vengono considerati i titoli di aziende che sono adeguate alla Tassonomia. In altre parole: la maggior trasparenza verso la clientela sarà garantita dall’obbligo di dare conto, in concreto, dell’effettiva esposizione agli investimenti sostenibili.

Secondo la regola della “spinta gentile”, la Tassonomia dovrebbe così riuscire a spronare le aziende ad attuare soluzioni che siano in grado di favorire la transizione verso le zero emissioni nette.

Una transizione che, a tendere, dovrà giocoforza riguardare anche i portafogli d’investimento. In un mondo in piena transizione energetica (e non solo), ignorare questo obiettivo può infatti dare luogo a un ulteriore rischio, che andrebbe ad aggiungersi a quelli “classici” di mercato, credito e liquidità.

La complessità del tema spaventa? Niente panico, non si è soli lungo questo cammino: c’è sempre la guida esperta di un bravo consulente finanziario.