Le priorità del G20 tra sviluppo e crescita sostenibile
Il 2021 è l’anno dell’Italia alla presidenza del G20, il vertice dei Capi di Stato e di Governo che riunisce le principali economie del mondo, in agenda il 30 e 31 ottobre a Roma. In realtà, negli ultimi anni il G20 è cresciuto per numero di attori coinvolti, ampiezza dell’agenda e durata, ed è arrivato oggi a impegnare i rappresentanti dei Paesi coinvolti per diversi mesi dell’anno in numerosi incontri istituzionali (appuntamenti ministeriali e vertice finale) ed eventi speciali dedicati ai grandi temi dell’agenda globale – tutela della salute e sostenibilità ambientale, innovazione, lotta alla corruzione. Per esempio, a luglio si è tenuto il G20 Ambiente, Clima ed Energia a Napoli.
Non solo. Nel 2021 al G20 si sono accavallati altri consessi multilaterali: dal G7 a presidenza britannica – tenutosi a Carbis Bay, in Cornovaglia, dall’11 al 13 giugno scorsi – fino alla COP26, la 26esima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà nella città di Glasgow, in Scozia, tra il 31 ottobre e il 12 novembre.
Cos’è il G20 e come funziona?
I Paesi membri del G20 sono Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia e Unione Europea. A questi si aggiunge la Spagna, che è un invitato permanente. Ogni anno la presidenza invita inoltre alcuni altri Paesi, che partecipano a pieno titolo ai lavori in qualità di ospiti. Il G20 è nato nel 1999 come forum internazionale in cui si riunivano i ministri delle Finanze e i rappresentanti delle banche centrali dei 20 Paesi membri. Dal 2008, però, il forum è elevato al livello di Capi di Stato e di Governo: una decisione dettata da un lato dalla necessità di trovare soluzioni alla crisi finanziaria mondiale, dall’altro dall’esigenza di riconoscere la sempre maggiore importanza delle economie emergenti (non coinvolte nel vertice del G7).
L’impostazione originaria del G20 – cioè la sua impronta spiccatamente economico/finanziaria – viene comunque mantenuta grazie alla presenza del cosiddetto Finance Track, costituito dalle riunioni dei ministri dell’Economia e delle Finanze, dei governatori delle banche centrali, dei viceministri e degli sherpa (negoziatori) designati dai ministeri economici dei Paesi membri.
Attualmente, i Paesi del G20 rappresentano più dell’80% del PIL mondiale, il 75% del commercio globale e il 60% della popolazione del pianeta.
Il G20 non ha un segretariato permanente: l’agenda del Gruppo e le sue attività vengono stabilite dalla presidenza di turno, anche in collaborazione con gli altri Paesi membri. Per assicurare la continuità dei lavori è stata istituita una Troika, composta dal Paese che detiene la presidenza, dal suo predecessore e dal suo successore – attualmente è composta da Arabia Saudita, Italia e Indonesia.
Le sfide del Gruppo dei 20
Ma di cosa si parla al G20 del 2021? I punti all’ordine del giorno sono tanti, così come le sfide globali in un anno ancora segnato dalla pandemia: dall’uscita dalla crisi economico-sanitaria ai cambiamenti climatici, dal sostegno all’innovazione alla lotta contro povertà e disuguaglianze. Il programma messo a punto dall’Italia si basa su tre pilastri principali: Persone, Pianeta, Prosperità.
“La pandemia ha causato danni profondi, incidendo negativamente sui sistemi sanitari, sugli indici di povertà e sull’andamento dell’economia globale, venendosi a sommare alle altre grandi sfide dei nostri tempi, dai cambiamenti climatici alla lotta contro le disuguaglianze”, si legge sul sito dedicato all’evento, www.g20.org. “E ha evidenziato come, nell’epoca in cui viviamo, i problemi locali possano rapidamente trasformarsi in sfide globali. Non si può quindi prescindere da soluzioni comuni, che ci consentano davvero di ricostruire meglio, adottando tecnologie e strumenti innovativi per assicurare una crescita più verde e resiliente”. Insomma, in un mondo sempre più interconnesso, il multilateralismo rappresenta molto più che un semplice concetto astratto.
Focus sull’emergenza climatica
La lotta al cambiamento climatico resta uno dei temi più importanti e allo stesso tempo più spinosi sul tavolo del G20, a cui seguirà, poche settimane più tardi, la già citata COP26. In occasione del vertice del 30 e 31 ottobre a Roma, i Capi di Governo e di Stato si troveranno a dover sciogliere un nodo rimasto in sospeso nell’accordo siglato dal G20 Ambiente, Clima ed Energia di luglio: impegnarsi a mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi al 2030 (l’accordo di Parigi fissa il limite a 2 gradi Celsius, senza una data precisa) e a chiudere tutte le centrali a carbone entro il 2025. Obiettivi sostenuti a gran voce dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti di Biden, ma su cui i Paesi emergenti – Cina e India in testa – tendono a fare resistenza.
Investire cavalcando il Megatrend
L’emergenza climatica e le misure volte a limitarne l’impatto costituiscono senza dubbio una di quelle tendenze destinate a plasmare il mondo di qui ai prossimi decenni. Per gli investitori interessati a puntare su questo Megatrend esiste sul mercato un’ampia scelta di prodotti che incorporano i fattori ESG (ambientali, sociali e di governance societaria). Il consiglio, comunque, resta quello di affidarsi a un professionista di fiducia in grado di accompagnarvi verso una scelta consapevole, in linea con i vostri obiettivi e con il vostro profilo di rischio, nel quadro di un mondo in profondo e continuo mutamento.