Mercato del vino: stentano le esportazioni, ma calano le giacenze
Secondo l'Osservatorio Unione italiana vini-Vinitaly che ha elaborato gli ultimi dati di Nielsen-IQ, i tre mercati principali per le bottiglie tricolori (Stati Uniti, Germania e Regno Unito), hanno chiuso la prima metà dell’anno con un risultato tendenziale piatto a volume (-0,2%) e con un lieve incremento a valore (+1,3%, a 2,2 miliardi di euro). Numeri decisamente positivi rispetto a quelli del primo trimestre (-4% a volume e -1% a valore), ma ancora insufficienti per dare respiro alle imprese penalizzate da un aumento dei costi (nell’ultimo anno sono calati quelli per l’energia, ma cresciuti del 24% quelli per il vetro), che incide per circa il 10% sul prezzo medio.
Andando più nel dettaglio, si scopre che tra gennaio e giugno il totale dei volumi di vini fermi e frizzanti commercializzati ha segnato un +0,7%, grazie agli incrementi nel Regno Unito (+3,2%) e soprattutto in Germania (+4,2%), sostenuto dalla forte domanda di frizzanti tricolori a basso costo. In controtendenza i fermi negli Usa che hanno ceduto il 7,4%, mentre gli spumanti hanno accusato un decremento del 2,8%, con Washington positiva (+2%), controbilanciata in negativo da Londra (-6%) e Berlino (-3,8%). Il vino italiano più apprezzato oltre confine è il Prosecco che intercetta circa un quinto del fatturato totale.
Anche gli ultimi dati sulle giacenze di cantina forniti dall’Icqrf (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari) sono in parte confortanti: al 31 luglio 2023 negli stabilimenti enologici italiani erano presenti 45,53 milioni di ettolitri di vino, in calo dell’8,1% rispetto al record di 49,55 milioni del 30 giugno scorso. Il 55% del vino è detenuto nelle regioni del Nord, prevalentemente nel Veneto.
Oggi nel mondo si consumano oltre 37 miliardi di bottiglie l’anno. Più della metà sono stappate in otto Paesi: Stati Uniti (14%), Francia (10%), Italia e Germania (7%), Cina (6%), Regno Unito (5%), Canada (2%) e Giappone (1%). In queste aree sono spedite quasi i due terzi delle bottiglie italiane vendute all’estero, il cui totale nel 2022 ha generato un giro d’affari di 7,9 miliardi di euro.
Ma se nel periodo 1999-2019 la domanda di vino negli otto Paesi più importanti è cresciuta del 27%, nei prossimi vent’anni sarà molto più contenuta - avverte l’Osservatorio Uiv. Complice il progressivo alzarsi dell’età media e la sempre maggiore distanza dal vino da parte delle nuove generazioni, si prevede un incremento dei consumi del 7%, con una crescita media annua dello 0,35%. Ciò significa +1,8 milioni di ettolitri per un totale di 23 milioni. Un incremento che dovrebbe compensare il calo della domanda interna (-1,2 milioni di ettolitri da qui al 2039) con un saldo positivo di poco più di 500mila ettolitri.
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