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Next Generation EU: tutto quello che c’è da sapere (e da fare) per la ripresa

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, detto anche Recovery Plan, rientra nell’ambizioso perimetro di Next Generation EU, che nei prossimi anni aprirà interessanti opportunità, anche d’investimento.
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L’Italia ha un piano. Si chiama Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in sintesi PNRR, e attende un parere da parte della Commissione UE e del Consiglio Europeo. Se il parere sarà positivo, già a luglio potrebbero arrivare i primi soldi da Bruxelles per fronteggiare le vaste conseguenze economiche della pandemia di Covid-19. E, con l’occasione, potremmo fare i primi importanti passi in avanti da un’economia di tipo lineare (produco-consumo-getto) a un’economia circolare (riduco-riuso-riciclo), senza dubbio più sostenibile.

Questo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha anche un altro nome: Recovery Plan. L’Italia non è l’unico Paese europeo ad averne uno: anche gli altri 26 ce l’hanno e, proprio come l’Italia, sono in attesa di conoscere il parere di Bruxelles. Tutti questi Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza o Recovery Plan che dir si voglia – si collocano nel quadro dell’ambizioso Next Generation EU. Quello che in Italia viene spesso nominato come Recovery Fund. Vediamo, in questo post, di mettere bene a fuoco il quadro d’insieme.


Cos’è Next Generation EU e a cosa serve?

È un imponente piano di ripresa da 750 miliardi di euro, pensato per tirare l’Europa fuori dal pantano della crisi economica causata dalla pandemia di Covid-19. L’obiettivo, come spiega la stessa UE, è quello di creare un’Europa post-pandemica più verde, digitale, resiliente e pronta per le sfide attuali e future. I 750 miliardi di euro verranno distribuiti tra i 27 Stati UE, con l’Italia che ne sarà la maggiore beneficiaria: il nostro Paese, infatti, riceverà ben 210 miliardi tra prestiti e contributi a fondo perduto.

Ma la Commissione UE dove prenderà tutti questi soldi? Da una parte, ha voluto alzare temporaneamente il tetto delle risorse proprie del bilancio comune al 2% del PIL UE; dall’altra, emetterà appositi titoli di Stato europei, utilizzando come garanzia il bilancio comunitario. Il piano di finanziamento del programma Next Generation EU è stato presentato a metà aprile: Bruxelles punta a raccogliere sul mercato circa 150 miliardi di euro all’anno, il 30% dei quali attraverso l’emissione di green bond. Già a luglio circa 45 miliardi potranno andare a quei Paesi i cui piani saranno stati presentati e approvati.

Si tratta di un’iniziativa di portata storica, non solo per le ingenti risorse messe in campo ma anche, e soprattutto, perché è la prima volta che l’UE decide di fare debito comune. Dopotutto, ne va della sopravvivenza della stessa Unione: se l’economia di un Paese collassa, infatti, può trascinare con sé le altre.


Transizione e opportunità d’investimento

Dei 750 miliardi totali, 360 miliardi di euro andranno a prestiti (a tassi molto agevolati) e 390 a sussidi. Il nostro Paese beneficerà di 127 miliardi di prestiti e di 83 miliardi di sussidi, per un totale – come detto – di 210 miliardi. In ogni caso, per accedere ai fondi i Paesi dell’Unione sono stati chiamati a presentare a Bruxelles i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza, con i quali si impegnano ad adoperare le risorse in linea con le priorità dettate dall’UE: transizione verde e digitale e inclusione sociale. I singoli Stati devono anche attuare le riforme indicate dalla Commissione nelle Raccomandazioni Paese del 2019 e 2020.

Un anticipo dei fondi è atteso al momento dell’approvazione dei Recovery Plan; il resto verrà erogato al raggiungimento degli obiettivi indicati.


Verso un nuovo paradigma economico

Quel che è certo è che, tramite Next Generation EU, l’Unione Europea vuole essere un motore di cambiamento verso un nuovo paradigma economico. Possiamo ragionevolmente aspettarci l’avvio di una transizione che aprirà tutta una serie di opportunità di investimento nel vasto campo dell’ESG e della tecnologia – si diventa green anche con l’innovazione tecnologica, dopotutto – e coglierle sarà possibile, se ci si affida fin d’ora alla guida e al consiglio di un valido professionista.