Obbligazioni: manuale di istruzioni
Gli italiani sono particolarmente affezionati all’investimento obbligazionario, più precisamente a quello in Titoli di Stato. Questo nella convinzione che si tratti di investimenti sicuri.
Nella pratica però, le obbligazioni sono a tutti gli effetti degli strumenti finanziari e, come tali, incorporano una certa dose di rischio, che varia a seconda delle situazioni. Per capire bene questo concetto, partiamo dalle basi e andiamo a vedere nel dettaglio che cosa sono e come funzionano le obbligazioni.
Che cos’è un’obbligazione?
In estrema sintesi, un’obbligazione è un prestito o, più tecnicamente, un titolo di debito per il soggetto che la emette e un titolo di credito per il soggetto che la acquista. In sostanza l’acquirente – o obbligazionista - presta del denaro all’emittente, che può essere una società, un ente pubblico o uno Stato. In cambio, l’obbligazionista ottiene il pagamento di un interesse periodico (detto cedola) oltre a ricevere, alla scadenza del titolo, la restituzione del capitale prestato.
Questo ovviamente salvo imprevisti, cioè se l’emittente non fallisce (va in default) e se non è previsto diversamente dal prospetto informativo dell’obbligazione (per esempio, esistono obbligazioni perpetue, che non scadono mai).
L'investitore ha dei benefici: incassa un interesse più alto rispetto a quello offerto da un investimento in liquidità e ha la possibilità di smobilizzare il suo investimento sul mercato secondario.
Come vengono pagati gli interessi?
Gli interessi delle obbligazioni, tecnicamente detti “cedole” vengono pagati solitamente con cadenza periodica, che può essere trimestrale, semestrale o annuale. Esistono però anche obbligazioni “zero coupon” (ovvero senza cedola), che non prevedono il pagamento di interessi periodici, ma rimborsano a scadenza un capitale più alto rispetto a quello investito.
Esistono diverse tipologie di cedole, a cui corrispondono altrettante tipologie di obbligazioni:
- Obbligazioni a cedola fissa, in cui l’importo della cedola è predeterminato e costante nella vita dell’obbligazione, come nel caso dei BTP.
- Obbligazioni indicizzate (o “floater”): qui le cedole sono variabili, legate a tassi d’interesse che cambiano ogni giorno (solitamente Euribor o Libor) o all’inflazione. Spesso a questo tasso viene aggiunto un importo fisso, detto “spread”.
- Obbligazioni “step-up” o “step-down”: l’importo è predeterminato, ma sale o scende durante la vita dell’obbligazione (es. il 4% il primo anno, il 4,20% il secondo, e così via).
Le obbligazioni si possono distinguere anche in base all’emittente: quelle emesse da uno Stato sovrano si chiamano Titoli di Stato o obbligazioni governative, a cui si affiancano le emissioni di enti locali o sovranazionali. Un’altra grande categoria è costituita dalle obbligazioni societarie (o corporate bond), emesse da grandi aziende che finanziano così la loro attività d’impresa, e le obbligazioni bancarie, emesse dalle banche (in teoria fanno parte del gruppo precedente). Queste ultime sono molto diffuse e consentono alle banche di raccogliere denaro da utilizzare per erogare credito o per effettuare altre operazioni finanziarie.
Obbligazioni e rischio
Ma veniamo al punto cruciale: quali sono i principali rischi delle obbligazioni?
Abbiamo visto che le obbligazioni, come ogni attività finanziaria, comportano dei rischi. E questi rischi sono tanto più elevati quanto più alto è il rendimento offerto dal titolo. Esistono diversi tipi di rischi legati a un’obbligazione.
- Rischio di interesse: riguarda la possibilità che il prezzo del titolo diminuisca a seguito di variazioni dei tassi di interesse. I titoli a tasso fisso, e soprattutto quelli a lunga scadenza, sono più esposti a questo rischio rispetto ai titoli a tasso variabile.
- Rischio di credito (o rischio emittente): fa riferimento alla possibilità che l’emittente si trovi in condizioni di difficoltà e non sia in grado di pagare le cedole e/o di restituire il capitale. Sotto questo profilo, esistono titoli di diversa rischiosità, poiché non tutti gli emittenti hanno la stessa affidabilità. Ad esempio, uno Stato è generalmente più affidabile di un’impresa privata - il fallimento di uno Stato è meno probabile di quello di un'impresa. E anche per lo stesso emittente, non tutte le obbligazioni hanno lo stesso rischio: esistono infatti le obbligazioni subordinate, per le quali il pagamento delle cedole e il rimborso del capitale, in caso di particolari difficoltà finanziarie dell'emittente, avvengono solo dopo aver soddisfatto gli altri creditori – naturalmente a fronte di un rendimento più alto. Esistono delle agenzie di rating che misurano l'affidabilità di un emittente, valutandone la capacità di far fronte ai propri impegni.
- Rischio di liquidità: si riferisce alla difficoltà di vendere rapidamente e senza perdite in termini di prezzo le proprie obbligazioni prima della scadenza. A questo riguardo, i titoli non quotati sono sicuramente meno liquidi di quelli quotati.
- Rischio di cambio: si verifica quando si investe in titoli denominati in valuta diversa da quella domestica ed è legato alla variabilità del rapporto di cambio tra le due valute.
Alla luce di quanto detto fin qui, appare chiaro che l’investimento obbligazionario ha molte sfaccettature e che il suo livello di rischiosità dipende da diversi fattori. Per questo è importante informarsi bene, facendosi guidare da professionisti, su tutte le caratteristiche di uno strumento e sulla situazione dell’emittente, prima di inserirlo all’interno del proprio portafoglio.