


Dal punto di vista quantitativo, con 43 milioni di ettolitri previsti, la vendemmia italiana del 2023 sarà una delle annate più scarse dell’ultimo secolo, assieme a quelle del 1948, 2007 e 2017. Rispetto ai 50 milioni di ettolitri del 2022, il calo dovrebbe attestarsi intorno al 14%.
Nonostante questo, in base alle prime proiezioni di Unione italiana vini e Assoenologi si annuncia un testa a testa tra Italia e Francia per il primato produttivo, con l’Italia con una produzione stimata di 43 milioni di ettolitri e la Francia con uno stimato di 45 milioni di ettolitri. Terza la Spagna con 36,5 milioni di ettolitri (-11% rispetto al 2022).
A danneggiare i grappoli coltivati su circa 658mila ettari lungo la Penisola è stato l’andamento climatico anomalo, con forti ondate di calore, numerose e diffuse grandinate e abbondanti piogge primaverili che hanno contribuito alla proliferazione di malattie fungine come oidio, flavescenza dorata e soprattutto peronospora. Il fenomeno sta interessando in particolare le aree della dorsale adriatica, a partire da Abruzzo e Molise, con perdite di produzione previste fino al 40%, ma anche Marche, Basilicata e Puglia con cali stimati del 25-30%. Situazione difficile anche nel Lazio, in Sicilia e, in parte, in Toscana. A soffrire di più sono i vigneti biologici, che rappresentano quasi il 20% dei filari italiani: in diverse aree dell’Umbria le uve non saranno raccolte.
Considerate le particolari caratteristiche pedoclimatiche dell’Italia, a una tendenza generale si affiancano situazioni particolari molto diverse tra loro. Ad esempio, in Alto-Adige c’è grande ottimismo, in Lombardia si prevede un raccolto superiore del 5% rispetto al 2022, nel cuneese in linea con quello di dodici mesi fa, mentre in Trentino i volumi potrebbero essere di un quinto più bassi rispetto alle previsioni e in Sicilia saranno inferiori del 35%. In Romagna i vigneti sono stati colpiti dall’alluvione di maggio, mentre in Emilia non si registrano grandi problemi a parte qualche grandinata a macchia di leopardo. In Veneto si prospettano quantità stabili o in leggero aumento rispetto a un anno fa, anche se la grandine potrebbe aver ridotto la produzione del 30% in provincia di Belluno e del 15% in quella di Vicenza.
Il sole delle ultime settimane ha mitigato solo in parte i danni della primavera e della prima parte dell’estate. Quella in corso è dunque una vendemmia impegnativa, iniziata ai primi di agosto per le varietà precoci e le basi spumante in Franciacorta (Chardonnay) e in Sicilia (Pinot grigio), che prosegue con il Glera per il Prosecco e con le varietà a bacca rossa Sangiovese, Montepulciano e Nebbiolo, per concludersi a fine ottobre con le uve di Aglianico e Nerello mascalese.
I viticoltori e gli enologi sono quindi impegnati più che in altre annate a scegliere il momento giusto per la raccolta delle uve e la lavorazione dei mosti in cantina, così da garantire anche quest’anno ai vini italiani la qualità che tutto il mondo riconosce e apprezza.