Paesaggio d'acqua
- Autore
- Frances Lansing
- Data
- 1991
- Tecnica e supporto
- Encausto su tela
- Dimensioni
- 130 x 145 cm
- Collezione
- Creval
- Ubicazione
- Milano
Frances Lansing vive su un colle che si immagina poter essere etrusco, proprio dinanzi a quelle colline di Montalcino che, incorniciate da allori e cipressi, diventano meravigliose finestre di paesaggio sulle ondulazioni fiorite di borragine selvatica delle crete senesi.
Racconta di essere arrivata là, nel cuore del Chianti, dopo aver lasciato gli USA per approfondire lo studio della storia dell’arte e mettersi alla prova in prima persona come artista. La sua Manhattan era allora dominata dal minimalismo e dall’arte concettuale: una sorta di “marxismo dell’arte”, secondo una sua sorridente definizione. «Me ne sono andata da NY anche perché non sopportavo più quel minimalismo ipocrita: anzi, se esistesse un “maximalismo” dell’arte, io ne sarei il caposcuola».
Aveva conosciuto la Firenze alluvionata del 1966 grazie ad una mostra del Metropolitan Museum, e solo allora aveva intuito che l’Italia centrale e la sua nobile tradizione artistica potevano essere la risposta ad una tensione che era insieme estetica ed esistenziale, e che la, comunque pur ricchissima, scena culturale newyorkese non poteva soddisfare.
Se anche la memoria è un atto creativo, allora ha ragione Baudelaire ad affermare che l’infanzia non è che il genio formulato con nettezza: Lansing ricorda di essere stata fin da bambina attratta dall’arte e dalla possibilità di appropriarsi, attraverso la sua rappresentazione, della natura e delle sue creature che tanto ama. La Toscana si è rivelata allora ai suoi occhi quel territorio di profonda sensualità, anche se i boschi dipinti da lei sono troppo umidi e le ombre degli alberi troppo profonde per essere davvero nel centro Italia. «Essere straniera è essere artista due volte, perché questa situazioni in limine ti consente la licenza enorme di vedere le cose da fuori»: Lansing quindi porta con sé nella nuova patria anche il bagaglio culturale che le proviene dalla propria cultura di origine, dove le rive del fiume Hudson si confondono con quelle dell’Arno.
Focus sull'opera
Paesaggio d’acqua infatti, come molti suoi dipinti, non intende raffigurare un luogo preciso o una situazione definita, ma rappresenta piuttosto un coagulo di sensazioni e ricordi calati in una dimensione praticamente sinestetica. La capacità di Frances Lansing di riuscire a vedere più di una cosa in una sola volta riecheggia una concezione circolare del tempo, dove le situazioni cicliche di luce e colore ricalcano i ritmi delle stagioni in una convincente trasfigurazione di esperienze vissute in prima persona.
I suoi encausti sono stati influenzati dai primi esperimenti con l’acquaforte, l’acquatinta, le tecniche fotografiche sperimentali a colori e, solo in un secondo tempo, dall’uso dei pigmenti sospesi in resine.
Ad un primo approccio, i suoi paesaggi potrebbero davvero essere scambiati per dipinti ottocenteschi: in realtà si avvicinano più a lavori informali, quasi alla Burri, per i loro decisi accenti materici caratteristici della tecnica con la quale sono realizzati. “Raschiare, incidere, sciogliere, mescolare e spalmare” sono le azioni che in effetti legano la tecnica dell’encausto alla serie di sculture in bronzo realizzate negli anni seguenti, facendone una sorta di propedeutica alla produzione plastica.
Lei stessa si considera una pittrice che fa scultura, perché lavora con grande energia direttamente sulla cera stesa su tavola, senza preparazione né disegno, spesso presagendo che gli strati inferiori ad un certo punto dovranno necessariamente riemergere alla luce dopo un attento lavoro di scavo: «è una specie di sete per il colore, che mi induce a scavare per trovarlo di nuovo».