Paesaggio della via Mala

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Autore
Pieter Francis Peters
Data
1880
Tecnica e supporto
Olio su tela
Dimensioni
50 x 34 cm
Collezione
Creval
Ubicazione
Creval

Pieter Francis Peters (1818 - 1903) figlio di un decoratore di vetri, si forma artisticamente a contatto con lo stile del Romanticismo belga. Nel 1841 si trasferisce in Germania, sposando Heinrike Gertrude Mali di Böblingen, discendenti da una rilevante famiglia di pittori, anch’essa di origine belga. La coppia si stabilisce a Mannheim e poi a Stuttgart, dove il pittore diventa familiare del re Guglielmo I di Württemberg e della regina Olga. Successivamente Peters e l'artista decorativo Hermann Herdtle fondano la "Permanenten Kunstausstellung" (Mostra d'arte permanente) a Stuttgart, che costituiva un modo per scambiare idee e opere con i pittori di Monaco di Baviera. Dal 1896 trascorse le estati con la sua famiglia, lavorando en plein air (metodo pittorico consistente nel dipingere all'aperto) allo Schloss Köngen, un castello del XIII secolo a Esslingen, approdando ad una pittura improntata ad un “impressionismo atmosferico”.

Focus sull'opera

Il termine Viamala o Via Mala si riferisce ad una stretta gola lungo il corso del Reno Posteriore, tra Thusis e Zillis-Reischen, in Svizzera, nel Cantone dei Grigioni, e identifica anche l'antica mulattiera che la percorre. Questo itinerario alpestre era probabilmente già conosciuto e utilizzato all’epoca della conquista romana della Rezia (I sec. A.C.). Venne poi abbandonata nel Medioevo a favore del passo del Settimo che collega la Bregaglia al bacino del Reno e del Danubio. Nel XV secolo l’itinerario divenne percorribile solo dal 1836.

In questa veduta del borgo di Thusis, all’imbocco della celebre “Via Mala”, appare evidente la piena adesione di Peters alla maniera pittorica romantica, dove la prospettiva aerea e ambientale viene distorta enfatizzando la verticalità e l’imponenza delle vette alpine e rendendo la gola della Via Mala ancora più profonda e scoscesa. Questa veduta ben testimonia l’interesse diffuso e palpabile, sbocciato in Europa tra XIX e XX secolo, per la rappresentazione del paesaggio alpino e la sua interpretazione, non solo dal punto di vista artistico ma anche letterario, geologico, mistico e architettonico.