Cos’è e come funziona la protezione del capitale
Crisi subprime, fallimento della Lehman Brothers e crisi del debito in Europa: gli ultimi dieci anni e oltre sono stati puntellati da preoccupazioni di varia intensità, quando non da vere e proprie fasi di panico. E anche l’attuale momento geopolitico ed economico non scherza. L’alta tensione in Medioriente tra Iran e Arabia Saudita e tra la Turchia e il resto del mondo, i dati macroeconomici che sembrano indicare un rallentamento in atto, la guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina e fra Stati Uniti ed Europa: tutto converge in un quadro che, se non è da allarme rosso, sicuramente suscita qualche riflessione.
Insomma, nell’ultimo decennio è aumentata la ricerca di protezione da parte degli investitori, ricerca che verosimilmente, stante quanto sopra accennato, non si interromperà nei prossimi mesi.
Alla ricerca di un riparo
Uno dei bisogni atavici di ogni essere umano è appunto la protezione: della salute, della famiglia, della casa. Ma anche del patrimonio. Tipicamente, la protezione del patrimonio si colloca tra i nostri obiettivi a lungo termine, secondo la logica del Goal Investing. Ma cosa significa “proteggere il patrimonio”? Vuol dire metterlo al riparo da ogni possibile rischio che possa cagionarne la perdita di valore. Per ciascuno di questi rischi – fiscali, economici, di mercato, e via dicendo – c’è una strategia che mira alla protezione, con tanto di strumenti indicati. Un esempio? I prodotti a capitale protetto, che permettono di investire nei mercati finanziari sfruttando un “cappotto” che tutela in caso di intemperie. Il grado di protezione viene definito al momento del lancio del prodotto: se, per esempio, è del 90%, significa che il meccanismo di protezione punta a limitare al 10% la perdita massima in un determinato arco di tempo (tipicamente, l’anno). Attenzione però, si tratta di un obiettivo di protezione e non di una garanzia di restituzione della percentuale protetta del capitale investito.
A livello di veste giuridica, tali prodotti possono assumere la forma di fondi comuni, certificati, polizze unit linked o anche obbligazioni strutturate.
Fondi comuni, i più amati dagli italiani
Nel caso dei fondi comuni – i prodotti più presenti nei portafogli degli italiani dopo i depositi bancari e i prodotti postali, come ci ha fatto sapere la CONSOB nel quarto Rapporto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane – generalmente il prodotto a capitale protetto combina la ricerca di rendimento (possibilmente in un universo adeguatamente diversificato per classe di attivo, aree geografiche e valute) con il tetto della perdita massima periodica (per esempio, annuale) in termini di valore unitario della quota del fondo. In linea di massima, la composizione del portafoglio funziona se è dinamica e riflette le prospettive a medio termine dei mercati finanziari: privilegiando, di fronte a un rialzo, l’esposizione agli attivi più rischiosi, per andare ad agganciare quel sovrappiù di rendimento che possono generare le fasi di crescita; e spostandosi, di fronte a un ribasso, verso gli attivi meno rischiosi, come strumenti finanziari di natura monetaria, obbligazioni a breve termine e depositi.
L’obiettivo della protezione
Soddisfatte queste premesse, i fondi a capitale protetto possono rappresentare una soluzione interessante per investire quella parte del patrimonio per la quale conta più la protezione dalle incertezze dei mercati piuttosto che la soddisfazione di un corposo rendimento potenziale. Fermo restando che, come detto, se il fondo a capitale protetto è fatto bene l’investitore può limitare le perdite potenziali in caso di condizioni di mercato sfavorevoli e partecipare ai rialzi quando il tempo volge al sereno. Peraltro, la prospettiva di una protezione può convincerci a correggere l’eccesso di liquidità così tipico di noi risparmiatori italiani, come abbiamo detto altre volte .
Ma attenzione: ci sono alcuni fattori da considerare quando si valuta un investimento di questo tipo. Innanzitutto i costi e poi la tecnica di gestione. Proprio per conseguire l’obiettivo di protezione, questa tipologia di fondi potrebbe privilegiare maggiormente gli investimenti meno rischiosi e, quindi, con un rendimento più contenuto, rinunciando potenzialmente alla partecipazione di eventuali rally di crescita del mercato.
Fondamentale è quindi posizionare questa tipologia di investimento nella giusta prospettiva, come risposta all’esigenza di preservazione del capitale da destinare a eventuali progetti o necessità future. Insomma uno dei modi per allocare in modo più efficiente la nostra liquidità, scongiurando l’inevitabile perdita di valore cui andrebbe incontro nel tempo.
Sul mercato esistono molte soluzioni di investimento, con diversi livelli di protezione del capitale: 90%,85%.). Come scegliere tra queste molte proposte?
Come sempre la soluzione migliore è farsi guidare da un consulente, che saprà individuare il prodotto più coerente con le esigenze patrimoniali e con il profilo di rischio di ognuno di noi.