


Gli italiani iniziano a investire di più e a guardare al risparmio in ottica di progettualità di lungo periodo. Ma truffe finanziarie e contesto globale incerto rappresentano ancora un freno a un approccio più proattivo. Come superare le resistenze
Gli italiani sono tradizionalmente un popolo di risparmiatori. Recentemente, hanno iniziato a guardare con maggiore interesse al mondo degli investimenti, complice anche l’aumento dell’inflazione che, negli ultimi anni, ha reso il contante un’alternativa poco attraente.
Stando al Sesto Rapporto Assogestioni-Censis1, presentato all’ultimo Salone del Risparmio 2025, oggi l’84,5% degli italiani può contare su una quota di risparmio messo da parte, e oltre il 70% è convinto che la liquidità non sia più garanzia di sicurezza come negli anni passati. Il 46,9% dei risparmiatori già investe in strumenti finanziari, mentre il 29,3% ha intenzione di farlo in futuro. Complessivamente, il 60% si dice pronto a investire in un’ottica di medio/lungo termine (per almeno cinque anni): nel 2022, la quota si fermava al 47,9%.
Questa evoluzione, sottolinea lo studio, trova riscontro in un cambiamento nella percezione del risparmio, che sempre di più è pensato non tanto come un ammontare di denaro, quanto come uno strumento essenziale per realizzare sogni e progetti di vita. E proprio in quest’ottica di progettualità si inserisce la crescente attenzione all’investimento di lungo periodo.
I risparmiatori italiani investono per realizzare i propri sogni
Fonte: VI Rapporto Assogestioni - Censis
Un quadro incoraggiante, su cui tuttavia incombono alcune ombre.
A chi non è mai capitato di ricevere una proposta di investimento nel trading online o di imbattersi in qualche messaggio sospetto (via e-mail, chiamate, SMS o sui social) con promesse di rendimenti mirabolanti?
Risparmiatori alle prese con minacce sempre più diffuse
Fonte: VI Rapporto Assogestioni - Censis
Secondo quanto riporta il sito della Consob, le truffe finanziarie più pericolose e ricorrenti utilizzano quasi sempre le stesse modalità e sembrano aver trovato una nuova linfa con la diffusione di internet.
Tipicamente, il truffatore si presenta come un grande esperto (che non è), promette guadagni elevati, veloci e sicuri, ma senza fornire informazioni precise. Per confondere il suo interlocutore, parla velocemente con termini tecnici, spesso in inglese, e fa riferimento ad autorizzazioni da parte dell’autorità di vigilanza (che, ovviamente, non sono verificabili). Spesso fa anche pressione con messaggi e telefonate continue per spingere il risparmiatore a concludere l’accordo.
Insomma, si tratta di schemi ben collaudati, che trovano terreno fertile nei nostri punti di debolezza: le famose “scorciatoie mentali” descritte dalla finanza comportamentale, che scattano nel nostro cervello quando ci troviamo di fronte a decisioni complesse, come appunto le scelte di natura finanziaria.
Va detto, sottolinea il Rapporto Assogestioni-Censis, che la proverbiale cautela degli italiani nella gestione del denaro, in questo caso, li aiuta parecchio. Infatti, l’81,9% sostiene di diventare sospettoso di fronte a proposte di conti depositi che offrono tassi molto alti (per esempio, del 10% e oltre); il 79% lo diventa quando ha davanti offerte di investimento tramite app di trading che promettono grandi guadagni con piccole cifre.
Ed è un bene, perché la legge base della finanza ci dice proprio questo: non esistono pasti gratis. Un investimento che promette un rendimento alto è anche un investimento rischioso.
Ma come si possono superare queste (lecite) resistenze per convogliare l’enorme risparmio degli italiani verso il settore degli investimenti, in una fase di incertezza globale in cui questo patrimonio privato costituisce una straordinaria risorsa a disposizione delle famiglie e dell’economia italiana?
La risposta, ancora una volta, sta nell’educazione finanziaria e in una consulenza professionale di qualità. Due aspetti che gli italiani mostrano di tenere in ampia considerazione, anche se il margine di miglioramento è ancora consistente.
Il 58,8% dei risparmiatori – rileva il Rapporto Assogestioni-Censis – dedicherebbe un po’ di tempo per acquisire o potenziare le proprie conoscenze economiche e finanziarie. E anche tra chi non è interessato all’educazione finanziaria, ben il 68,6% si affiderebbe a un consulente finanziario per investire i suoi soldi. Una scelta premiante, quella di affidarsi a un consulente, compiuta già da oltre il 29% degli investitori italiani, la maggior parte dei quali ha un rapporto solido e di lunga durata con il professionista di riferimento.
Insomma, tenere i soldi fermi sul conto, questo inizia a essere chiaro, non è una scelta prudente, ma anzi, è un rischio a causa del potere erosivo dell’inflazione. Investire è dunque la scelta migliore per proteggere e far crescere il proprio patrimonio, ma va fatto con consapevolezza. Conoscere i prodotti in cui si investe e affidarsi a consulenti finanziari certificati consente di evitare brutte sorprese e di trasformare il risparmio in un alleato concreto per il futuro.
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