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Cultura finanziaria

Inflazione: perché se ne parla e a che punto siamo

Insieme alla ripresa, sta tornando l’inflazione. “Colpa” soprattutto delle materie prime energetiche, con l’offerta che non riesce a star dietro alla domanda crescente. Cosa sta succedendo?
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Dopo anni di silenzio, l’inflazione è tornata prepotentemente a far parlare di sé in concomitanza con l’avvio della ripresa post pandemia. E adesso, con l’Europa nel bel mezzo di una crisi energetica che ha fatto balzare alle stelle i prezzi di materie prime come petrolio e gas naturale, molti osservatori iniziano a temere che la fiammata inflazionistica non sia poi così passeggera.

Ma procediamo con ordine. Giusto a titolo di velocissimo ripasso, ricordiamo che l’inflazione è un aumento generalizzato dei prezzi. Quando l’inflazione aumenta, un’unità di moneta consente di acquistare una minore quantità di beni e servizi rispetto a prima: si dice allora che la moneta perde potere d’acquisto. Anche i risparmi depositati sul conto corrente, per esempio, perdono valore in un contesto di inflazione elevata.

La liquidità – vale a dire i contanti e i soldi lasciati su conto corrente e conto deposito – non è affatto al riparo dai rischi, come forse verrebbe da pensare: è esposta infatti al potere erosivo dell’inflazione, che nel corso degli anni riduce il potere d’acquisto (cioè il valore reale) dei risparmi. Ecco perché ha senso investire sui mercati finanziari, possibilmente con un’ottica di lungo termine.

Crisi energetica in corso: perché?

Che l’inflazione sarebbe salita con la riapertura delle economie e il rimbalzo dei consumi dopo le chiusure imposte dalla pandemia di Covid-19 era ampiamente atteso. Il problema è che l’aumento dei prezzi si sta dimostrando più persistente del previsto, soprattutto a causa dei forti rincari sul fronte delle materie prime energetiche.

Qui si stanno creando dei veri e propri colli di bottiglia, con l’offerta che non riesce a star dietro alla crescente domanda: lo vediamo con il petrolio, ma anche con i microchip, la cui carenza sta mandando in orbita i prezzi di moltissimi beni, e con il gas naturale, le cui quotazioni in Europa sono schizzate in alto di oltre il 500% negli ultimi 12 mesi. Gli effetti già si vedono: in Italia le bollette hanno segnato un aumento record a partire dal primo ottobre: +29,8% per l’elettricità e +14,4% per il gas naturale.

Ma il problema non è solo italiano, né solo europeo: riguarda tutto il mondo. Basti pensare che in Cina il governo ha ordinato alle aziende di Stato di assicurarsi le forniture di gas a qualunque prezzo, per prevenire nuovi blackout – una mossa destinata a far salire ancora di più il prezzo dell’energia, almeno nel breve periodo.

A che punto è l’inflazione?

Trascinata dal rincaro delle materie prime energetiche, l’inflazione sta salendo un po’ dappertutto.

  • Nella zona euro, per esempio, a settembre l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del +3,4% anno su anno, al massimo dal 2008 e oltre le attese. L’indice dei prezzi core, che esclude le componenti dell’energia, degli alimenti e dell’alcool, è salito dell’1,9% su anno.
  • Negli Stati Uniti l’inflazione ha toccato a luglio il +5,4%: anche qui, siamo al massimo da 13 anni.
  • In Cina, l’indice dei prezzi alla produzione – un indicatore dei prezzi all’ingrosso a livello del produttore che, a differenza dell’indice dei prezzi al consumo, non include i servizi – ha fatto registrare ad agosto un aumento da record: +9,5% su anno.

Cosa dicono le banche centrali?

Sia la Banca Centrale Europea sia la Federal Reserve statunitense hanno più volte ribadito che la natura della fiammata inflazionistica è solo temporanea. In ogni caso, hanno assicurato che non faranno mancare il proprio sostegno alle economie in via di ripresa finché la crisi non sarà definitivamente superata.

“Una volta che saranno passati gli effetti indotti dalla pandemia, ci aspettiamo che l’inflazione scenda, avvicinandosi lentamente all’obiettivo del 2%”, ha detto qualche settimana fa la presidente della BCE, Christine Lagarde, in occasione del Forum delle banche centrali. Certo, “in alcuni settori la carenza di forniture sta frenando la produzione, creando rischi per la crescita che potrebbero rafforzarsi se la pandemia continua a influenzare i trasporti globali e le movimentazioni dei cargo, così come industrie fondamentali come i semiconduttori”, ha riconosciuto la numero uno dell’Eurotower. Ma la fiammata dei prezzi è assolutamente passeggera.

Sulle stesse note si è espresso, Oltreoceano, anche il numero uno della Fed, Jerome Powell. “L’inflazione è elevata e resterà probabilmente così nei prossimi mesi, prima di rallentare. Con l’economia che continua a riaprire e con il rimbalzo delle spese, stiamo vedendo pressioni al rialzo sui prezzi, dovute soprattutto ai colli di bottiglia nelle forniture in alcuni settori. Questi effetti sono più grandi e duraturi di quanto atteso, ma diminuiranno e, così facendo, l’inflazione dovrebbe tornare indietro verso il nostro obiettivo del 2% a più lungo termine”, ha detto il capo della banca centrale statunitense.

Quali sono i rischi per chi non investe?

Duraturo o passeggero che sia, l’aumento dell’inflazione è una realtà con cui i risparmiatori non possono evitare di fare i conti: come detto, la perdita di potere d’acquisto della moneta erode il valore dei risparmi parcheggiati sui conti correnti o sui conti deposito.

Una soluzione per non lasciare i propri soldi alla mercé dell’aumento dei prezzi potrebbe essere quella di investirli sui mercati finanziari, magari scegliendo un prodotto pensato proprio per proteggere i risparmi dall’inflazione. In questo senso, esistono numerose soluzioni disponibili sul mercato. Il consiglio per chi si avvicina al mondo degli investimenti, comunque, resta quello di affidarsi a un consulente finanziario, che sia in grado di supportarlo e guidarlo nella scelta della soluzione più adatta al suo profilo di rischio.