Investimenti e sostenibilità: come cambia la MiFID II?
Questionario MiFID II a prova di sostenibilità: il 2 agosto è entrato in vigore l’obbligo di inserire nella valutazione di adeguatezza anche il cosiddetto “assessment di sostenibilità”. Obiettivo: tener conto pure delle preferenze degli investitori sui temi ESG (link al post “guida alle parole della sostenibilità). Tradotto in parole semplici? Avete ragione, c’è bisogno di riannodare un po’ i fili e di chiarire meglio di che cosa stiamo parlando. In fondo, si tratta – ancora una volta – dei vostri soldi, quindi fare chiarezza è fondamentale. Allora vediamo di capire meglio cos’è cambiato.
Risparmio e investimenti: vi ricordare la MiFID II?
Nel 2004, il Parlamento Europeo emanò un set di regole con l’obiettivo di creare un mercato finanziario integrato a livello continentale: non ogni Stato per conto suo, ma tutti nella stessa direzione. Anche sulla tutela degli investitori. Queste regole vennero incluse in una direttiva, la Markets in Financial Instruments Directive. In sintesi, MiFID.
Poi, tra il 2007 e il 2008 si scatenò la crisi dei mutui subprime, cui fece seguito quella del debito sovrano in Europa. Si rese quindi necessario revisionare la direttiva per aggiornarla e adeguarla ai tempi. Così, nel 2014 il Parlamento Europeo diede l’ok alla MiFID II, che il 3 gennaio 2018 è entrata in vigore in tutti gli Stati membri dell’Unione.
Rispetto alla prima MiFID, la MiFID II insiste ancor di più sul tema della trasparenza informativa e della tutela per l’investitore. Maggior trasparenza quindi sui costi degli strumenti finanziari, ma anche sulle transazioni proposte all’investitore. E un rafforzamento della valutazione dell’adeguatezza degli investimenti. In altre parole: chi vi propone un investimento, deve sincerarsi che esso sia in linea con le vostre effettive esigenze, con i vostri reali bisogni e con le vostre caratteristiche.
È finita qui? Naturalmente no. Perché nel frattempo l’Europa si è attrezzata anche sotto il profilo della sostenibilità.
Europa a tutta sostenibilità: cosa significa?
È da tempo che si discute di come contrastare il global warming (riscaldamento globale), a sua volta causato dalla concentrazione di gas serra nell’atmosfera. L’Europa, dal canto suo, ha un ambizioso piano di zero emissioni nette entro il 2050. Come realizzarlo? Attraverso tutta una serie di misure e normative che si stanno traducendo – e che, se tutto va bene, sempre più si tradurranno – in un supporto di fatto a quelle aziende e a quei progetti che premiano la sostenibilità. In che modo? Incoraggiando, con la tecnica della “spinta gentile” (link: credit-agricole.it/risparmio-e-investimenti/quante-cose-si-possono-fare-con-una-spinta-gentile), lo spostamento di quante più risorse possibile – non solo pubbliche, quindi, ma anche private – proprio nel campo della sostenibilità.
Ed è esattamente in questo quadro che rientra l’ulteriore integrazione della direttiva MiFID II. La quale dal 2 agosto impone agli intermediari l’obbligo di sincerarsi che l’investimento proposto sia in linea anche con le preferenze dell’investitore sotto il profilo della sostenibilità. Questo pure per contrastare i casi di cosiddetto “greenwashing” e “socialwashing”: prodotti e investimenti, cioè, che si presentano come sostenibili e attenti al clima e ai temi sociali, ma che in realtà non lo sono granché.
Nel dettaglio della normativa: cosa cambia?
Poco più di un anno fa, nel luglio del 2021, la Commissione Europea ha provveduto ad aggiornare il regolamento e la direttiva delegata alla MiFID II per integrare i fattori di sostenibilità. La European Securities and Markets Authority (ESMA), che è un po’ la Consob europea, ha quindi rivisto le sue linee guida in materia di adeguatezza. Se vi sottoporrete a un questionario MiFID II, d’ora in avanti vi sentirete chiedere anche indicazioni sulle vostre conoscenze e preferenze in campo ESG.
Ma quanto sanno i piccoli investitori di ESG? “Ci sono stati miglioramenti, ma ancora bisogna lavorare”, ha detto durante una conferenza al Salone del Risparmio 2022 Daniela Costa, senior economist e consigliere Ufficio Studi economici della Consob. “C’è bisogno di fare ancora tanta formazione e tanta educazione finanziaria relativamente a un aspetto che finora, rispetto a quello finanziario, non era molto conosciuto”. Tanto più che “sostenibilità” è un concetto amplissimo, dentro c’è di tutto: sostenibilità climatica e ambientale, come abbiamo detto, ma anche sociale, con la transizione energetica che – nelle intenzioni – non dovrebbe pesare sulle comunità, specialmente le più fragili.
Ma i dati raccolti e rielaborati da Consob mostrano che, anche sotto questo punto di vista, il consulente finanziario può aiutare a fare molta chiarezza, sgomberando il campo da dubbi ed equivoci. Per esempio, dall’equivoco secondo cui investire secondo criteri ESG equivalga in pratica a fare beneficienza. Non è così. E la transizione da più parti invocata, non più rinviabile, può essere occasione di ritorni anche molto interessanti.
Per saperne di più, e per mettere eventualmente a punto un’asset allocation basata anche su valori etici, non resta quindi che parlarne con il vostro consulente finanziario di fiducia. Che, conoscendo i vostri obiettivi, i vostri bisogni e la vostra propensione al rischio, saprà orientarvi al meglio.