Propensione al risparmio, maneggiare con cura
Ma ve lo ricordate quant’era tenero Linus van Pelt, personaggio immaginario dei Peanuts di Schulz, amico di Charlie Brown, con la sua copertina di sicurezza alla quale era maniacalmente attaccato? Fantasie, fumetti, bambinerie. Oppure no? No, ci dicono gli psicologi: anche da adulti abbiamo le nostre “coperte di Linus”, cose alle quali restiamo incollati oltre ogni ragionevolezza perché ci trasmettono un senso di conforto e sicurezza.
Nel complicato ambito dei bilanci familiari, il ruolo della coperta lo interpretano i nostri risparmi. Intendiamoci: non i denari che il buon senso ci impone di tenere da parte e non spendere per far fronte a bisogni e imprevisti, bensì i soldi che accumuliamo in quantità eccessive sotto il metaforico materasso, esponendoli al logorio dell’inflazione. Oltre ogni ragionevolezza, appunto.
Messi a dura prova dalla pandemia di Covid-19
D’altra parte, come possiamo darci torto? Un anno di pandemia di Covid-19 ha messo a durissima prova i nostri redditi e i nostri nervi. Ce lo ha confermato la quarta edizione dell’indagine straordinaria sulle famiglie italiane condotta dalla Banca d’Italia tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 2021, prima del nuovo inasprimento delle misure per limitare la diffusione del SARS-CoV-2 (coronavirus responsabile della malattia chiamata Covid-19).
Le aspettative sono apparse in miglioramento, ma non brillantissime: il 30% dei nuclei familiari interpellati ha fatto sapere “di aver percepito nell'ultimo mese un reddito più basso rispetto a prima dello scoppio della pandemia”, con il calo più diffuso “tra quelli con capofamiglia lavoratore autonomo o disoccupato e nelle zone che al momento dell’intervista erano maggiormente colpite dall'emergenza sanitaria (arancioni e rosse)”. Oltre il 60% dei nuclei ha dichiarato poi di avere difficoltà ad arrivare alla fine del mese: 10 punti percentuali in più rispetto al periodo che ha preceduto la pandemia.
Propensione al risparmio in aumento
In un generalizzato clima di incertezza, nel quale, come ci dice Bankitalia, “le famiglie non si attendono che l’emergenza sanitaria venga superata entro un orizzonte ravvicinato”, la propensione al risparmio è cresciuta. Sempre la Banca d’Italia, questa volta nel secondo bollettino economico del 2021, ci segnala infatti che “la propensione al risparmio si conferma elevata, attestandosi alla fine del 2020 su valori ancora molto superiori a quelli precedenti la pandemia”.
Ce lo aveva detto anche l’ISTAT nell'aggiornamento dei primi di aprile. “Nel quarto trimestre 2020”, aveva evidenziato l’Istituto Nazionale di Statistica, “la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 15,2%”, in aumento di mezzo punto percentuale dal trimestre precedente e sfiorando il raddoppio rispetto allo stesso periodo del 2019, quando era all'8,2%. La propensione al risparmio è un valore percentuale che ci rivela quanto reddito lordo disponibile è stato destinato, appunto, al risparmio: in pratica, la pandemia ha quasi duplicato la dimensione di questa fetta. Un incremento, spiega la Banca d’Italia nel bollettino economico, dipeso sia dal freno allo shopping per evitare il rischio contagio o per le restrizioni anti-pandemia sia da ragioni precauzionali.
Ed eccola qui, la nostra coperta di Linus. Siamo stati in emergenza per un anno e questo attaccamento è comprensibile. Ma dovremmo evitare di rimanere imprigionati tra le spire della nostra “safety blanket” una volta che avremo finalmente imboccato la via d’uscita dall’emergenza. Perché, come vi diciamo sempre, troppa liquidità non fa bene.
Per quale ragione troppa liquidità fa male?
Perché un eccesso di denaro in strumenti di liquidità – tra cui conti e depositi – è sostanzialmente denaro gettato in pasto al potere erosivo dell’inflazione. L'inflazione, lo ricordiamo, è un aumento generalizzato dei prezzi che, nel momento in cui si verifica, determina una perdita di potere d'acquisto della moneta. Tecnicamente si dice che un'unità di moneta può consentire di acquistare una minore quantità di beni e servizi rispetto a prima.
Nel nostro sistema economico, i prezzi tendono ad aumentare e lo fanno più o meno impetuosamente: è da più di un decennio che l’incremento avviene a tassi bassissimi, per via delle crisi che si sono succedute dal 2008 in poi. Ora, alla luce delle imponenti politiche monetarie ed economiche di contrasto al Covid, tutte in corso di attuazione, gli addetti ai lavori non escludono la possibilità di un vigoroso rialzo più o meno a breve. Con relativi effetti sul gruzzolo da noi gelosamente custodito in liquidità.
A ciascuno la sua quota di liquidità
Quindi, che fare? Diversificare: fatto 100 il risparmio che riusciamo ad accumulare in un anno – fuori dal cono d’ombra di un’emergenza come quella che, si spera, stiamo per lasciarci alle spalle – usarne una fetta per investire in un tot ragionato di strumenti finanziari differenti, in linea con i nostri obiettivi e con il nostro profilo di rischio, e lasciarne una minima parte in liquidità per le necessità più o meno straordinarie.
E quanto piccola dovrebbe essere questa minima parte? Non esiste una risposta universalmente valida: una coppia di genitori più o meno giovani con figli minori di anni 18 potrebbe aver bisogno di più liquidità rispetto a un uomo o una donna sopra i 60, magari già in pensione, single, senza figli e con un buon reddito.
Con l’assistenza di un bravo consulente finanziario, ognuno può ragionare sul proprio bilancio familiare, fra entrate e uscite previste, e decidere quanto accantonare per le varie esigenze e per gli eventuali imprevisti. Consentendo al resto di fruttare con adeguati investimenti, in un’ottica di accumulo e con una prospettiva di lungo periodo se si è giovani o comunque non troppo maturi. Al riparo dal logorio dell’inflazione.