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Cultura finanziaria

Quant’è importante la consapevolezza in ambito finanziario?

Una scarsa conoscenza finanziaria si accompagna spesso a decisioni sbagliate. E rischia di farci cadere in trappole cognitive come il cosiddetto “bias del rischio zero”. Di che cosa si tratta?
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Educazione finanziaria, un’arma contro l’ansia?

Non a caso, secondo quanto rilevato dall’ultimo Rapporto Edufin 2022, “Educazione finanziaria, strumento d’orientamento in tempo d’incertezza”, l’ansia finanziaria, che si era ridotta nel 2021, è ora risalita ai livelli del 2020, con il 34,4% degli intervistati che ha dichiarato di provare ansia pensando alla propria situazione finanziaria. E fra i principali fattori di stress finanziario spiccano proprio:

  • l’aumento dei prezzi di beni alimentari ed energetici (55%);
  • la paura di non avere risparmi sufficienti per affrontare le emergenze (24,6%);
  • le oscillazioni dei mercati finanziari (19,8%).

Incertezza sull’economia e instabilità dei mercati spiegano anche, stando a Edufin, il calo nel tempo della percezione delle proprie conoscenze finanziarie, che nel 2022 gli italiani valutano insufficienti, in media intorno al 5,05 su 10. Una mancanza di fiducia che non si riscontra completamente nei fatti, se pensiamo che le competenze finanziarie – per quanto ancora limitate – risultano in leggero miglioramento rispetto al 2021.

Guardando alle conoscenze specifiche, non sorprende che di questi tempi il concetto più familiare sia quello dell’inflazione, con il 71,9% dei decisori economici che dice di sapere di cosa si parla. Rimangono più ostici i concetti di tasso di interesse composto (solo il 40,6% degli intervistati dichiara di sapere di cosa si parla) e semplice (45%).

Perché ci interessano queste statistiche?

Perché “se confrontiamo la conoscenza finanziaria con i comportamenti”, si legge ancora nel report, “vediamo che la fragilità finanziaria si accompagna con un basso livello di conoscenze finanziarie”. E infatti, “i decisori con bassa conoscenza finanziaria dichiarano più spesso di avere difficoltà a far fronte a spese impreviste e ad arrivare alla fine del mese”. Una bassa conoscenza finanziaria, poi, “si accompagna con una maggiore ansia finanziaria”.

Insomma, la conoscenza è un’utile alleata per muoversi con maggiore sicurezza nel mondo degli investimenti, così come la consapevolezza dei nostri limiti può aiutarci a evitare degli errori.

Capita però che la nostra emotività ci remi contro, prevalendo sulla parte razionale. E che ci spinga verso scelte poco lungimiranti, come quella di tenere grosse quantità di risparmi sotto forma di liquidità, nella convinzione che sia questa la miglior forma di protezione contro l’imprevisto (secondo il Quaderno di Finanza Consob intitolato Attitudine alla pianificazione finanziaria delle famiglie italiane”, nel 2022 la propensione verso la liquidità si attesta al 63%, a fronte del 61% del 2021).

Zero risk bias e illusione del rischio zero

Ma si tratta solo di un’illusione, che potrebbe finire per esporci a rischi ancora maggiori rispetto a quelli che cercavamo di evitare. In finanza comportamentale si chiama “zero risk bias” o “bias del rischio zero”: per mettere a tacere le nostre preoccupazioni, tendiamo sempre a cercare situazioni totalmente prive di rischi. Ma in questo modo ci precludiamo alternative che, seppur contemplando una certa percentuale, anche piccola, di rischio, offrono significativi vantaggi.

Non solo. Spesso quella che noi crediamo essere una situazione del tutto priva di rischi in realtà non lo è affatto (come nel caso dei soldi “sotto il materasso”, che sono sì al riparo dalle oscillazioni dei mercati finanziari, ma sono anche esposti al potere erosivo dell’inflazione): come teorizzato dallo psicologo e scienziato cognitivo tedesco Gerd Gigerenzer, si parla in questo caso di “illusione del rischio zero”, che consiste nel negare qualsiasi elemento di rischio in una particolare situazione, autoconvincendosi di vivere in un contesto completamente sicuro e sotto pieno controllo. Un meccanismo di difesa che genera un senso di rassicurazione solo temporaneo, e che, a lungo andare, può comportare rischi anche molto gravi.

Da un eccesso all’altro

Esistono ovviamente altri bias comportamentali che possono portarci a cadere nell’eccesso opposto a quello appena descritto. Sono tutti quelli che ricadono sotto l’ombrello della troppa sicurezza: dall’overconfidence (o eccesso di fiducia) all’autoefficacia, fino all’eccesso di ottimismo.

Certo, non è facile identificare le distorsioni cognitive ed evitarle, ma in questo una buona conoscenza finanziaria può aiutare: essere consapevoli dei benefici derivanti da una corretta e tempestiva pianificazione finanziaria e dell’esistenza di bisogni d’investimento, di protezione e di futura previdenza sono tutti fattori che possono indirizzarci nella giusta direzione.

Un’altra strategia utile è affidarsi alla consulenza di un professionista esperto, che possa spiegarci il funzionamento dei mercati, rispondere ai nostri dubbi e placare almeno alcune delle nostre ansie.