Se il gioco si fa duro, l’emotività va tenuta sotto controllo
Iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel della pandemia Covid-19, quando una nuova nube è sopraggiunta all’orizzonte. Difficile mantenere i nervi saldi quando si aggiunge la cronaca internazionale a ricordare a tutti che, anche ammettendo che il peggio della pandemia sia passato, ci sono altri scenari degni della nostra attenzione e preoccupazione.
La zampata dell’orso russo sull’Ucraina
La guerra in Ucraina. Dal novembre del 2021 – da quando cioè immagini satellitari hanno rivelato un ammassamento delle forze militari russe al confine – tra Mosca e Washington si sono riacutizzate le tensioni che hanno raggiunto il temuto culmine giovedì 24 febbraio 2022 quando, appena tre giorni dopo il riconoscimento da parte del presidente Putin delle autoproclamatesi Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk, nella regione del Donbass, a est dell’Ucraina, Mosca ha sferrato il suo attacco in territorio ucraino.
Da lì in poi, sui mercati si è intensificata la fuga verso i cosiddetti “rifugi”, gli asset cioè percepiti come più sicuri. Azionario giù, quindi, obbligazioni tradizionalmente percepite come “beni rifugio” (i Treasury statunitensi, per esempio) su, nuovo balzo per le materie prime. Le quali, già nei mesi scorsi, con i loro incrementi in termini di quotazioni hanno già contribuito al ritorno in scena di una grande protagonista dell’economia.
Inflazione sotto i riflettori tra rialzi record
Sembra ieri che, passata la prima fase della pandemia, con l’economia pronta a lanciarsi fuori dal cono d’ombra del Covid-19, le banche centrali di Stati Uniti ed Europa definivano il rialzo dei prezzi “transitorio”. E invece, alla fine, la Federal Reserve si è dovuta arrendere alla forza del fenomeno. L’inflazione è oggi più che mai in primo piano, trainata dalla forte domanda che ha fatto seguito all’uscita dalle prime fasi della pandemia e dagli effetti delle tensioni tra potenze: non solo Stati Uniti-Russia, ma anche Stati Uniti-Cina.
Gli approvvigionamenti di varie materie prime sono incappati in una serie di colli di bottiglia che hanno contribuito a dare un’ulteriore spinta ai prezzi. L’Europa, dal canto suo, ha sbattuto il naso contro la sua dipendenza dalle forniture russe, portando al pettine il nodo di un rapporto a dir poco complicato con Mosca: da una parte le sanzioni in corso dal 2014 (dopo l’invasione della Crimea) e poi le nuove sanzioni introdotte a seguito dell’attacco all’Ucraina; dall’altra, la difficoltà di fare a meno della Russia, principale fornitore di energia dell’Unione Europea (con oltre il 40% del gas naturale, ma anche con petrolio e combustili fossili solidi).
Uno scenario a dir poco articolato
Insomma, tutto considerato siamo di fronte a uno scenario a dir poco articolato, che al momento ha ottenuto un effetto molto concreto sui nostri consumi, tra rincari delle bollette e della spesa. Ma quando il gioco dell’inflazione si fa duro, i falchi delle banche centrali cominciano a volteggiare. A marzo il primo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve, cui farà seguito il ridimensionamento del bilancio, che il sostegno offerto in tutti questi anni ai mercati e all’economia ha fatto lievitare. Con un passo più lento anche la Banca Centrale Europea procederà nella stessa direzione.
Pandemia, tensioni geopolitiche, guerre, inflazione e politiche monetarie resteranno in primissimo piano per un bel po’. E mantenere la calma non sarà facile. Eppure, sarà l’unico modo per far funzionare i nostri portafogli d’investimento. L’alternativa? Perdite anche molto dolorose. Per far funzionare le cose, dovremmo agire di testa e non di pancia, mettendo bene in funzione il nostro cervello. Anzi: i nostri tre cervelli.
Tre cervelli per una decisione
Nella seconda metà del Ventesimo secolo, il neuroscienziato Paul Donald MacLean formulò la “teoria dei tre cervelli”, o “teoria del cervello tripartito” o “trino”. Tre “livelli”, ciascuno con una propria funzione. E ciascuno sviluppatosi in un momento diverso del nostro lungo percorso evolutivo.
- Il “cervello rettiliano”, che oggi si trova più in profondità in termini anatomici: come milioni di anni fa, davanti al pericolo sa dirci solo “attacca o scappa” (fight o fly). Un po’ quello che fa l’investitore di fronte ai momenti “no” dei mercati.
- Il “cervello paleomammaliano” o “limbico”, che presiede l’affettività e la socialità.
- La neocorteccia, che ci ha conferito capacità di rielaborazione dei dati, progettualità creativa, pensiero astratto e via dicendo.
I primi due “cervelli” esistono e funzionano ancora: a noi il compito di prendere atto dei loro meccanismi istintivi ed emotivi per poterli gestire al meglio, per esempio evitando di svendere i nostri investimenti in preda al panico incontrollato quando tutto cala.
Non si può anestetizzare l’emotività?
Purtroppo e per fortuna no, non si può. Quel che possiamo fare è prendere atto che la nostra naturale e umanissima emotività può, nei momenti di turbolenza, rivelarsi più penalizzante dei movimenti stessi dei mercati. E mettere quindi in atto le opportune strategie per gestirla al meglio, pianificando in anticipo mosse ed eventuali contromosse.
La buona notizia è che non dobbiamo farlo da soli: possiamo avvalerci della consulenza finanziaria degli esperti, che con il loro supporto professionale ci aiuteranno a mettere a fuoco i nostri obiettivi e bisogni nei momenti di calma e a non buttare tutto alle ortiche con una reazione scomposta quando invece sui mercati c’è aria di tempesta. È proprio in questi momenti che diventa ancor più importante affidarsi ad una consulenza di valore.