Sviluppo sostenibile: a che punto è l’Italia?
La crisi frena la corsa verso l’Agenda 2030 dell’Onu
La pandemia lascerà un segno indelebile (anche) sullo sviluppo sostenibile. Circa un milione di morti, le condizioni igienico-sanitarie peggiorate, il blocco della didattica, la crisi economica e l’aumento della disoccupazione, l’accresciuta violenza contro le donne durante i periodi di lockdown, le difficoltà finanziarie dei Paesi più poveri: sono solo alcuni dei fenomeni che stanno impattando negativamente sul raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Agenda 2030 dell’Onu.
A che punto è l’Italia
E l’Italia non fa certo eccezione: in un Paese in cui il percorso verso l’Agenda 2030 era già in salita prima della crisi, il 2020 è stato un anno particolarmente difficile. Stando al Rapporto 2020 dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, che analizza lo stato di avanzamento del nostro Paese rispetto all’attuazione dei 17 Obiettivi, lo scorso anno si è registrato un peggioramento per 9 dei 17 Sustainable development goals.
In particolare, a risentire negativamente della pandemia sono gli obiettivi di riduzione della povertà (obiettivo 1) e della fame (# 2), quelli relativi a salute e benessere (# 3) e al miglioramento dell’istruzione (# 4), ma anche l’obiettivo di raggiungere una parità di genere (# 5), quello di garantire a tutti acqua pulita e servizi igienico sanitari (# 6) e, in misura significativa, quello di incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile e di garantire un lavoro dignitoso per tutti (# 8). Infine, la crisi peserà sull’obiettivo di innovazione (# 9) e sull’obiettivo di riduzione delle disuguaglianze (# 10).
La finanza raccoglie la sfida della sostenibilità
Va detto, per completezza, che a fare da contraltare a questa situazione tutt’altro che rosea ci sono diverse tendenze positive addirittura accelerate dalla crisi.
Tanto per cominciare, nell’ultimo anno si è registrata una crescente attenzione del mondo finanziario al tema della sostenibilità.
Ormai da diversi anni il mercato della finanza sostenibile registra una crescita graduale e costante a livello globale, ma indubbiamente questa tendenza ha ricevuto ulteriore slancio nel corso della crisi sanitaria e nei mesi successivi. In particolare, il mercato ha registrato tre tendenze:
- Rendimenti più alti: nella fase acuta della crisi dei mercati, i prodotti e le strategie SRI (investimenti responsabili) hanno contenuto le perdite rispetto alle strategie tradizionali, come rileva il report ASviS confrontando la performance relativa di alcuni indici MSCI ESG rispetto all’Indice MSCI ACWI.
- Domanda in crescita: i flussi di capitale verso fondi e prodotti SRI sono aumentati nel corso della crisi (stando a un’analisi Morningstar, i fondi sostenibili globali hanno raccolto 45,6 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2020, contro i deflussi per 384,7 miliardi di dollari dagli strumenti tradizionali).
- Maggiore attenzione ai temi sociali: le strategie degli investitori, generalmente concentrate sul cambiamento climatico e sull’ambiente, hanno tenuto in considerazione anche i temi sociali
Insomma, le scelte dei risparmiatori, degli organismi finanziari e dei fondi d’investimento ricadono sempre più spesso sulla finanza sostenibile e responsabile. Le imprese più innovative, anche in risposta alle mutate preferenze dei consumatori, adottano processi produttivi basati sull’economia circolare e lanciano prodotti a ridotto impatto ambientale. In alcune aree del mondo la politica sceglie la Green Economy e la transizione ecologica e digitale per il rilancio dell’economia e la creazione di nuova occupazione.
L’impegno europeo verso una transizione ecologica e digitale
Non solo. Nell’ultimo anno è emerso in modo netto anche l’impegno dell’Unione europea a favore dello sviluppo sostenibile. Già il programma politico della nuova Commissione, che ha assunto l’Agenda 2030 come riferimento di tutte le politiche europee, rappresentava una decisa discontinuità rispetto al passato, ma l’aver mantenuto questo orientamento nei programmi di risposta alla crisi ha impresso un’accelerazione straordinaria al dibattito pubblico negli Stati membri sulla centralità della transizione ecologica, della transizione digitale e della lotta alle disuguaglianze, rileva il rapporto ASviS 2020.
Anche il piano europeo per la ripresa, il fondo Next Generation EU, riflette pienamente questa impostazione, indicando tra le priorità delle politiche di rilancio la transizione ecologica e digitale, la lotta alle disuguaglianze, la semplificazione amministrativa, l’investimento in conoscenza e la difesa del capitale naturale.
Suggerimenti per il futuro
E lo stesso dovrebbero fare, rileva il Rapporto ASviS, i piani nazionali che i vari Paesi stanno mettendo a punto per tradurre in realtà le linee guida indicate a livello comunitario. I prossimi mesi saranno cruciali per disegnare e impostare le politiche pubbliche del prossimo triennio, conclude il report. “La domanda a favore dello sviluppo sostenibile è forte come mai nel passato perché la crisi ha reso evidenti le profonde interazioni tra dimensioni ambientali, sociali, economiche e istituzionali del nostro mondo.
L’Unione europea ha chiaramente indicato la strada da percorrere e l’Italia può essere protagonista di questa trasformazione e così cogliere gli enormi vantaggi da essa derivanti”, conclude ASviS. “L’Italia del 2030 può essere molto migliore di quella che in cui vivevamo un anno fa. Visione, coraggio, innovazione, persistenza e partecipazione sono gli ingredienti indispensabili per realizzare un’Italia più sostenibile”.
Ad oggi sul mercato esistono numerosi fondi che permettono di investire con un occhio di riguardo alla sostenibilità, senza dover rinunciare alla ricerca di rendimenti interessanti. I gestori utilizzano diversi approcci per tenere conto delle tematiche ESG e investire su alcuni – o la totalità – degli obiettivi indicati dall’Onu. Per conoscere le soluzioni disponibili e scegliere quelle più adatte al proprio profilo di rischio, il consiglio è sempre quello di rivolgersi a una figura professionale – un consulente finanziario in questo caso - in grado di guidare il risparmiatore verso decisioni consapevoli.