Transizione energetica: investire per il futuro e per il pianeta
C’è poco da fare: l’energia ci serve. Solo che il meccanismo che si è innescato con l’avvio della rivoluzione industriale, nel 18esimo secolo, si sta rapidamente inceppando. Colpa del tipo di fonte finora utilizzata: bruciando, petrolio, gas e carbone producono emissioni di gas effetto serra il cui crescente rilascio nell’atmosfera sta provocando un innalzamento delle temperature medie globali, con conseguenti cambiamenti climatici.
Dobbiamo voltare pagina: è stato detto e ripetuto alla COP27[1], la 27esima conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite che si è svolta a Sharm El-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 18 novembre dello scorso anno. E lo stato di avanzamento dei progressi di ciascun paese rispetto agli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015 sarà oggetto della prossima Conferenza, la numero 28 in programma dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 negli Emirati Arabi Uniti. Nel frattempo, resta una domanda: siamo davvero pronti a voltare pagina? Forse sì, finalmente. D’altro canto, gli effetti delle attività umane sulla Terra e sui suoi ecosistemi naturali richiedono con sempre più forza un’azione collettiva rapida e decisa.
Transizione energetica: un appuntamento non rinviabile
Nei due secoli scorsi, noi esseri umani abbiamo modellato il mondo intorno a noi stessi e alle nostre esigenze sfruttando tutte le fonti energetiche a disposizione. E i progressi delle nostre società e delle nostre economie hanno ripagato ogni nostro sforzo. Ma i costi, in termini di impatto ambientale e di modifiche del clima, sono già oggi molto alti. Basti pensare che circa tre miliardi e mezzo di persone vivono già oggi in contesti altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici[2].
Ecco perché la necessità di un nuovo paradigma energetico sta diventando sempre più evidente e agevolare la transizione è più importante che mai: è ormai chiaro che solo la riduzione delle emissioni può salvaguardare il nostro pianeta per le generazioni future.
Un’altra sfida decisiva è l’impennata – con tutte le relative ripercussioni sul livello dei prezzi di beni e servizi – del costo del petrolio e del gas in conseguenza delle tensioni geopolitiche che attraversano l’Europa e non solo. Impennata che ci pone di fronte a un fatto che pure va affrontato: risorse indispensabili per tutti sono nelle mani di poche nazioni. E invece, ridurre la dipendenza globale da un numero limitato di Paesi produttori di combustibili fossili può migliorare la sicurezza anche in ottica geopolitica.
Ultimo, ma non certo per importanza: le rinnovabili possono essere una fonte energetica più efficiente e stabile, riducendo l’esposizione dei consumatori alla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili nel lungo periodo.
Transizione energetica: una sfida da vincere
Il mondo non può raggiungere l’obiettivo delle “emissioni zero” prescindendo dalle fonti rinnovabili: sole, vento, acqua e le altre possono giocare un ruolo fondamentale. Insomma, siamo nel bel mezzo di un epocale momento di transizione, tra stelle energetiche cadenti e stelle che invece si preparano a brillare. Non tanto perché le prime non servano più: servono, ma inquinano e sono disponibili in quantità limitata. Il cambio di paradigma si fa sempre più urgente.
E nel mezzo di questo cammino verso il futuro possono fiorire diversi spunti d’investimento, come ad esempio quelle offerte dai fondi tematici che sono focalizzati proprio nella transizione energetica
Per saperne di più – e per orientarsi nella giusta direzione – però è sempre bene confrontarsi con chi ne sa. E chi meglio di un consulente finanziario?
[1] https://www.un.org/en/climatechange/cop27
[2] IPCC Working Group II Contribution to AR6, 2022