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Bond is back: ecco perché le obbligazioni sono interessanti

Il ritorno dell’inflazione e la reazione delle banche centrali hanno riportato sulla scena le obbligazioni: se le valutazioni sono scese, i rendimenti sono tornati su livelli interessanti, che potrebbero aprire tutta una serie di opportunità per gli investitori.
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Il reddito fisso è sempre stata una delle componenti tradizionali dei portafogli; tuttavia nel corso del 2022, l’aumento dell’inflazione e le Banche Centrali particolarmente aggressive hanno finito per pesare sulle valutazioni dei titoli, portando il mercato obbligazionario a registrare la peggiore performance annuale in un secolo1.

Possiamo ora considerarci in una fase di “stabilizzazione” – successiva a quello che gli esperti hanno chiamato “grande repricing” – nella quale i mercati stanno gradualmente spostando la loro attenzione dall’inflazione alle prospettive di crescita. Un contesto che potrebbe riportare le obbligazioni al centro della scena, riaffermando il loro ruolo di protagoniste della diversificazione2 di portafoglio.

Ruolo che oggi l’investitore può sfruttare a proprio vantaggio, a patto di mantenere un atteggiamento cauto, attivo e flessibile. Anche perché lo scenario economico non è brillantissimo. E stavolta le banche centrali non saranno d’aiuto: continueranno a monitorare l’inflazione e ad agire per evitare nuove tensioni sui prezzi. Ma è proprio per questo che le prospettive dei rendimenti obbligazionari sono così interessanti. Ed è proprio per questo che molti esperti parlano di ritorno delle obbligazioni. Vediamo di capirne di più.

Il reddito fisso è tornato al centro della scena: perché?

Il reddito fisso è da sempre una delle componenti tradizionali dei portafogli d’investimento. Per molto tempo, tuttavia, non ha registrato performance particolarmente positive per i livelli particolarmente bassi, se non addirittura negativi, di rendimento, spingendo gli investitori a preferire altre soluzioni. Poi, nel corso del 2022, si è interrotto un paradigma che per diverso tempo aveva contribuito a comprimere i rendimenti obbligazionari. Dal 2008 in avanti l’inflazione ha faticato a raggiungere l’obiettivo del 2%, nonostante le banche centrali abbiano risposto a ogni crisi economica con massicci interventi di espansione monetaria – i ben noti Quantitative Easing – come avvenuto in proporzioni inusitate negli anni dell’emergenza pandemica.

E il punto di svolta è stato proprio il Covid-19. Prima il rimbalzo della domanda dei consumatori e degli investimenti delle aziende, a seguito delle riaperture dopo i duri lockdown della primissima fase della lotta alla pandemia. Poi le interruzioni nelle catene di approvvigionamento dovute alla guerra russa in Ucraina, oltre che al protrarsi della pandemia stessa in varie aree del mondo. Tutti questi fattori ed eventi hanno fatto sì che l’inflazione tornasse su livelli che in Italia non si vedevano dagli anni Ottanta.

Il risparmio accumulato dalle famiglie durante la pandemia ha sostenuto i consumi a fronte dei rincari di beni e servizi, in particolare negli Stati Uniti. In queste condizioni, le banche centrali si sono viste costrette ad intervenire. Il che ha provocato la risalita dei rendimenti obbligazionari e, contestualmente, il deprezzamento dei bond in circolazione.

Arriviamo così alla fase attuale, nella quale le banche centrali si apprestano a compiere l’ultimo tratto (ma sarà davvero l’ultimo?) dei rialzi dei tassi.

Inflazione, rialzo dei tassi e rendimenti: cosa aspettarsi ora?

In generale, è sempre importante ricordare che le obbligazioni rappresentano un universo d’investimento molto ampio e diversificato, che può offrire opportunità potenzialmente interessanti.

E il momento è propizio per le obbligazioni, per tutta una serie di motivi.

  • Innanzitutto, con il peggioramento delle prospettive di crescita globale, destinato a ripercuotersi sulle quotazioni dell’azionario, i bond potrebbero tornare a essere, come accennato all’inizio, un buon elemento di diversificazione del rischio (e del potenziale rendimento).
  • Va poi considerato che le obbligazioni offrono valutazioni interessanti perché deprezzatesi a causa del recente e rapido aumento dei tassi d’interesse globali, unito a spread di credito più ampi, e per questo il momento attuale potrebbe rappresentare un punto d’ingresso interessante per gli investitori.

Come investire in obbligazioni oggi? Alcuni accorgimenti

Il momento attuale, con rendimenti, che da un punto di vista storico si sono riportati su livelli più “normali”, potrebbe rappresentare un’occasione di investimento interessante sui mercati governativi e del credito di alta qualità. Un esempio? I cosiddetti titoli di Stato “core”, in particolare quelli statunitensi, e il credito Investment Grade, sempre in un’ottica di “buy-and-hold”. Da segnalare anche, tra le altre, le obbligazioni sostenibili, che potrebbero beneficiare di un eccezionale Quantitative Easing “verde”.

Ma il consiglio rimane lo stesso di sempre: bando al “fai-da-te” e attento ascolto dei suggerimenti del consulente finanziario che, in qualità di esperto, può essere di aiuto e guida in un contesto di mercato con molte sfide ma con altrettante, interessanti, opportunità.

 

1. Amundi Institute, OUTLOOK DEGLI INVESTIMENTI 2023, novembre 2022
2. La diversificazione non garantisce il rendimento o la protezione dalle perdite.