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Apiturismo: opportunità di business oltre i prodotti dell’alveare

Miele, pappa reale, propoli, cera d’api. Sono i principali prodotti dell’apicoltura, un settore che secondo i dati della Federazione apicoltori italiani nel nostro Paese coinvolge circa 65mila aziende produttrici e circa due milioni di alveari, per un valore stimato che si aggira intorno a 500 milioni di euro.

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Miele, pappa reale, propoli, cera d’api. Sono i principali prodotti dell’apicoltura, un settore che, secondo i dati della Federazione apicoltori italiani nel nostro Paese, coinvolge circa 65mila aziende produttrici e circa due milioni di alveari, per un valore stimato che si aggira intorno a 500 milioni di euro. Le aziende sono concentrate per circa un terzo nel Nord-Ovest (33,1% del totale). Il 19,5% si trova nel Nord-Est, il 18,2 % al Centro, il 15,9% nel Sud e il 13,3% nelle Isole. Con il 16,7% del totale, il Piemonte è la regione con il maggior numero di aziende apistiche in Italia.

Negli ultimi anni, però, a causa del cambiamento climatico, la produzione di miele si è ridotta. Non a caso a fine 2024 il Masaf ha stanziato dieci milioni di euro per ristorare le aziende apistiche che hanno subito cali produttivi. Nel 2025 le cose stanno andando meglio, principalmente per un andamento meteo più regolare. Ma anche in annate nelle quali la produzione è abbondante, il miele italiano deve fare i conti con la concorrenza di quello straniero, di qualità inferiore, che si trova sul mercato a prezzi nettamente più bassi.

Ma l’apicoltura e tutto quello che le ruota intorno possono generare un business che va oltre la produzione e la vendita del miele. Pensiamo ad esempio a un agriturismo apistico: può proporre ai clienti percorsi sensoriali, fattorie didattiche ed esperienze di wellness legate ai prodotti delle api, dalla pappa reale ai cosmetici. L’apiturismo è un turismo di nicchia, ma ha dimostrato di avere grandi potenzialità. Le vacanze con il miele mettono insieme natura e turismo a disposizione di viaggiatori in cerca di esperienze uniche, all’insegna dell’ecologia e del benessere, ma anche della formazione. Un apicoltore può costruire attorno agli alveari alloggi che richiamino le forme esagonali delle celle dei favi. Può organizzare visite didattiche che spieghino il ruolo delle api per l’agricoltura e l’ambiente e come funziona un alveare, sia per studenti e giovani che per un pubblico più adulto: in Veneto esistono esempi di apiari didattici. In Slovenia c’è un laboratorio per bambini e famiglie che permette di modellare candele usando la cera d’api.  

Costruire una narrazione legata alla natura e al benessere può attirare clienti interessati a praticare yoga e sottoporsi a massaggi, magari con creme a base di miele che rende la pelle morbida e liscia tonificando i tessuti. Anche le proposte culinarie dell’agriturismo possono ruotare intorno ai prodotti dell’alveare, non solo per la colazione. Con il polline fermentato, ad esempio, si può realizzare il pane d’api. Sono solo alcuni esempi di possibile diversificazione dell’attività che un imprenditore agricolo dedito all’apicoltura può valutare generare reddito slegandosi, almeno in parte, dall’andamento climatico e del mercato.