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Trend d'investimento

ESG sotto l’ombrellone: breve guida alle parole chiave della sostenibilità

La crisi energetica in corso e le sfide poste dai cambiamenti climatici ci ricordano che la sostenibilità è la chiave per risolvere molti problemi. E può essere un tema d’investimento. Ecco una guida alle parole chiave, per potersi orientare al meglio.
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Il contesto è, come si dice, sfidante: la guerra russa in Ucraina ci blocca l’accesso a un’importante fonte di petrolio e gas; le rinnovabili sono ancora un cantiere aperto; nel nostro Paese, poi, la siccità sta impallando l’idroelettrico e, d’altro canto, con il nucleare abbiamo chiuso i rapporti molti anni fa.

Non siamo i soli alle prese con questi grattacapi: i governi di tutto il mondo si trovano infatti a dover reagire a un’importante crisi energetica. Ma c’è un concetto che secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia ancora non riceve l’attenzione e il sostegno politico che merita: è l’efficienza energetica, che non fa notizia come i mercati petroliferi o le rinnovabili ma che, come si legge in una recente newsletter dell’AIE, è incredibilmente rilevante, nell’ambito delle sfide economiche e climatiche che il mondo deve affrontare oggi.

Non è un caso che di efficienza energetica abbiano discusso tra il 7 e il 9 giugno, alla settima Conferenza annuale sul tema promossa dalla stessa AIE[1], i ministri e gli altri rappresentanti di alto livello di 24 Paesi, tra i quali Francia, Germania, Indonesia, Giappone, Messico, Senegal e Stati Uniti e le Unioni africana ed europea. Insomma, “efficienza energetica” è sempre più una voce di rilievo nel glossario della sostenibilità.

Ma ce ne sono naturalmente altre. Quali? Vediamo di snocciolare, una per una, quelle più ricorrenti nell’ambito della sostenibilità applicata agli investimenti.

Alla scoperta dell’alfabeto della sostenibilità

Quali sono le altre voci, quindi? Siamo forse nel momento storico più propizio per intraprendere un viaggio nel glossario della sostenibilità e della responsabilità ambientale, sociale e di corretta gestione aziendale (governance). Cominciando dalla “A” di “Agenda”. Pronti? Andiamo.

Agenda 2030

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (li vedremo tra poco).

Cop26

Da quasi tre decenni, l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi della Terra in vertici globali sul clima chiamati Cop, sigla che sta per “Conferenza delle parti” (Conference of the parties). La prima si svolse a Berlino, in Germania, nel 1995. Nel 2015, nell’ambito della 21esima Conferenza delle parti (Cop21), prese forma l’Accordo di Parigi, il quale stabilisce che l’aumento delle temperature medie mondiali rispetto ai livelli preindustriali va mantenuto sotto i 2 gradi Celsius, possibilmente entro gli 1,5 gradi. I Paesi concordarono che ogni cinque anni avrebbero presentato un piano aggiornato sulla riduzione delle emissioni. Il piano aggiornato è stato presentato a Glasgow, in Scozia, nel novembre del 2021, in occasione della Cop26.

Criteri ESG

La sigla ESG riassume in sé le lettere “E” di environment, che significa “ambiente”, “S” di social, ossia sociale, e “G” di governance. Quest’ultima lettera è forse la più importante, perché in qualche modo racchiude le altre due: soltanto una buona governance, infatti, può garantire che accanto agli obiettivi di business si tengano nel dovuto conto anche quelli della sostenibilità ambientale e sociale.

Engagement

Letteralmente, significa “coinvolgimento”. Si basa sull’idea che le imprese vadano accompagnate nel percorso di integrazione dei fattori ESG nelle strategie e nei processi aziendali, creando così valore nel lungo periodo e riducendo i rischi connessi ai vari aspetti della sostenibilità. Ma chi accompagna le imprese? Gli investitori che, puntando sui titoli della società, acquisiscono un ascendente che possono far fruttare. Per esempio, nominando membri del board più sensibili ai temi climatici, ambientali e sociali.

Esclusione

Prima ancora dell’engagement, c’è l’esclusione. Che, possiamo dire, rappresenta il primo passo verso un investimento di tipo sostenibile e responsabile. Si tratta infatti di una strategia che tiene fuori dal portafoglio o dal paniere specifiche società, industrie o settori. Per esempio, i produttori di armi e alcolici e/o le attività ad alta intensità di carbonio.

Impact investing

Tipo d’investimento volto a generare impatti ambientali, sociali e/o di governance positivi, duraturi e significativi, per sostenere, stimolare e incoraggiare il cambiamento.

Integrazione

È l’approccio più comune e flessibile agli investimenti ESG: prevede l’integrazione di criteri ESG con quelli più tradizionalmente e convenzionalmente finanziari.

Rischio greenwashing

In alcuni casi, invece di lavorare seriamente sulla riduzione del proprio impatto ambientale, alcune imprese, organizzazioni e/o istituzioni si limitano a darsi “una verniciata di verde”, costruendo una strategia di comunicazione volta a dare un’immagine di sé che è “green” ma solo in superficie. Uso del suffisso “eco” nel marchio e del verde come colore dominante della confezione, giusto per fare qualche esempio. Il settore degli investimenti finanziari non è esente: può quindi capitare di incappare in proposte ESG che però di ESG hanno solo il nome.

SDGs

Sono i 17 Sustainable Development Goals, gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030. Insieme, costituiscono un grande programma d’azione che contempla un totale di 169 traguardi. Dalla lotta alla povertà all’eliminazione della fame fino al contrasto al cambiamento climatico: i Paesi si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

SFDR

La Sustainable Finance Disclosure Regulation è la normativa UE in vigore dal marzo 2021 che prevede una classificazione dei prodotti finanziari basata sul grado di integrazione dei criteri di sostenibilità. Tre gli articoli di interesse: l’articolo 6 riguarda le strategie che non perseguono obiettivi ESG; l’articolo 8 fa riferimento alle strategie che promuovono anche caratteristiche ESG e che possono includere investimenti sostenibili (ponendosi per esempio l’obiettivo di non superare una certa soglia di rischio ESG); sotto il cappello dell’articolo 9, infine, rientrano i prodotti che hanno un obiettivo ESG dichiarato e misurabile (per esempio, tutti i prodotti di impact investing).

Tassonomia UE

È uno strumento di trasparenza basato su criteri scientifici e destinato alle imprese e agli investitori: le aziende potranno assumerlo come riferimento per definire quali, fra le loro attività economiche, sono sostenibili dal punto di vista ambientale. L’idea è che, agli occhi di un’opinione pubblica sempre più attenta, le società che si posizionano nel perimetro della sostenibilità e della transizione “green” risultino più appetibili e vengano quindi preferite e premiate nelle scelte di asset allocation.

Come investire in modo sostenibile e responsabile?

Lo si può fare in molti modi: per esempio, sottoscrivendo le quote di un fondo articolo 8 o 9, naturalmente con la consulenza di un professionista che sappia aiutarvi a individuare le opportunità più interessanti ed efficienti in termini di costo. Quel che è certo è che, in considerazione della portata storica dei temi sottostanti, ciò che abbiamo di fronte non è più un investimento di nicchia.

In compenso, può essere un investimento molto premiante in un’ottica di medio-lungo periodo, soprattutto se il gestore sa muoversi in anticipo rispetto ai principali trend della sostenibilità. In ogni caso, per curiosità e per tutti gli approfondimenti necessari, è sempre possibile – e, anzi, consigliabile – rivolgersi a un consulente finanziario.

[1]https://www.iea.org/events/7th-annual-global-conference-on-energy-efficiency