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Cultura finanziaria

La nuova normativa che potenzia i PIR

Con la Legge di Bilancio 2022 è stato alzato il limite massimo che ogni investitore può investire nei PIR ordinari.
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Lunga vita ai Piani Individuali di Risparmio a lungo termine. Stiamo parlando dei PIR, che la Legge di Bilancio 2022 potenzia. Come? Innalzando la soglia di investimento oggetto di fiscalità agevolata. 

Istituiti cinque anni fa, con Legge di Bilancio 2017, i PIR hanno due obiettivi strettamente legati tra loro: da una parte rafforzare il capitale delle aziende italiane, incluse le piccole e medie imprese, e dall’altra stimolare i risparmiatori a investire nel nostro Paese con l’incentivo appunto di un’importante agevolazione fiscale 

Ma cosa sono esattamente? Quali vantaggi offrono?

 Il PIR è un contenitore fiscale, destinato esclusivamente alle persone fisiche (non possono investire nei PIR le persone giuridiche, cioè le società), all’interno del quale i risparmiatori possono collocare ogni tipo di strumento finanziario – azioni, obbligazioni e quote di fondi comuni – nel rispetto però di alcuni imprescindibili requisiti (che vedremo tra poco). 

L’investitore che avvia un PIR è esente dalla tassazione sui redditi da capitale o redditi diversi che derivano appunto dagli investimenti nel Piano, nonché dalle imposte di successione. Semplificando all’osso: niente tasse sui PIR. A patto, però, di rispettare determinati requisiti.

I vincoli da rispettare e le novità più recenti

Per poter ottenere le agevolazioni fiscali, chi sottoscrive un PIR deve mantenere l’investimento per almeno 5 anni e rispettare alcuni vincoli normativi circa la composizione del patrimonio del fondo PIR.

Prendiamo il caso dei PIR costituiti sotto forma di fondi aperti. Per ottenere l’agevolazione, il fondo deve investire:

  • almeno il 70% del valore complessivo degli attivi in strumenti finanziari, anche non quotati, emessi da imprese italiane residenti nel territorio nazionale o in Stati membri dell’UE o dello Spazio Economico Europeo.
  • non oltre il 10% del portafoglio in strumenti dello stesso emittente (per evitare il rischio di concentrazione).

 Ogni persona fisica può essere titolare di un solo Piano di Risparmio, che può sottoscrivere sia in un’unica soluzione (PIC) sia tramite l’apertura di un Piano di Accumulo (PAC).

 C’è inoltre una soglia massima che ogni investitore può investire in PIR (e su cui quindi può ottenere l’esenzione dalle tasse): la novità normativa a cui abbiamo fatto cenno si riferisce proprio a questo limite massimo che, con la Legge di Bilancio 2022, è stato spostato in alto.

Il testo approvato in extremis lo scorso 30 dicembre 2021 alla Camera ha previsto infatti l’innalzamento della soglia oggetto di fiscalità agevolata da 30mila a 40mila euro all’anno per ogni singolo investitore. Il tetto massimo che ognuno può investire in PIR sui cinque anni di durata di questi strumenti passa, dunque, da 150 a 200mila euro.

PIR ordinari e alternativi: caratteristiche e differenze

Interessati da ripetute modifiche normative fin dalla loro nascita, i Piani Individuali di Risparmio “ordinari” sono arrivati oggi alla versione “3.0”, che si affianca ai PIR cosiddetti “alternativi”. Sono queste le uniche modalità in cui, ad oggi, è possibile sottoscrivere un PIR.

Già, ma qual è la differenza? Lo vediamo brevemente qui di seguito.

  • I PIR ordinari sono indirizzati a famiglie e piccoli investitori e fra gli strumenti individuati per la loro realizzazione c’è, come accennato, il fondo aperto.
  • I PIR alternativi hanno una platea differente, composta da investitori più evoluti, e lo strumento scelto per la loro realizzazione è il fondo di investimento alternativo: quindi private equity, private debt, ELTIF, eccetera. Si tratta ovviamente di prodotti che presentano caratteristiche e modalità di sottoscrizione diverse rispetto a quelle dei fondi aperti.

Per altri chiarimenti, c’è il consulente finanziario

Lo sappiamo, sono tutti argomenti abbastanza tecnici che potrebbero scoraggiare chiunque dall’avvicinarsi. Così, però, si possono perdere occasioni anche interessanti per mettere in portafoglio – sempre in un’ottica di adeguata diversificazione – un po’ di Italia. 

Investire in un fondo aperto PIR compliant – ovvero in linea con le regole sui PIR – vuol dire infatti puntare su una fetta di economia italiana fatta anche di piccole e medie imprese: una galassia costellata di tanti brillanti esempi di creatività e spirito d’iniziativa. Certo, non mancano le zone un po’ più in ombra: ed è per questo che, tra tecnicismi, agevolazioni fiscali anche importanti e opportunità tutte italiane, la mossa giusta resta sempre quella di confrontarsi con il proprio consulente finanziario di fiducia, senza esitare a chiedere a lui (o a lei, naturalmente) ogni chiarimento necessario.