Nutrire il pianeta, nutrire il futuro: tutte le sfide del food
Nonostante l’esplosione della produttività agricola dalla metà del Ventesimo secolo, la sicurezza alimentare rimane una sfida per gran parte del mondo, soprattutto per le aree in via di sviluppo. La produzione dovrà aumentare in modo significativo per tenere il passo con una popolazione globale che, secondo le previsioni, crescerà fino a raggiungere 10 miliardi di individui, dagli otto attuali[1]. La lotta all’insicurezza alimentare – che può sfociare in violenze e conflitti in grado di estendersi ben oltre i confini regionali – è una delle sfide che ci troviamo a dover affrontare oggi.
Come affrontare queste sfide?
In primo luogo, tutti i paesi devono compiere uno sforzo comune per smantellare le barriere più o meno dirette al commercio e agli investimenti. La loro rimozione aiuterà le nazioni a basso reddito a far progredire i loro rispettivi settori agricoli. C’è ampio spazio, infatti, per aumentare la produzione nei terreni agricoli esistenti: nell’Africa subsahariana, per esempio, le rese agricole sono attualmente inferiori rispetto al potenziale. Ma le barriere agli investimenti transfrontalieri rendono più difficile finanziare l’adozione di nuove tecnologie che potrebbero incrementarle.
Ma la produzione deve aumentare
La rapida urbanizzazione e la galoppante crescita demografica, soprattutto in Asia e nell’Africa sub-sahariana, non sono state accompagnate da un incremento delle scorte alimentari interne, il che ha comportato una sempre maggiore dipendenza dall’import. Dal 1990, ben 27 nazioni sono passate da esportatori netti di cibo a importatori netti: fra queste Honduras, Filippine, Zimbabwe e Vietnam[2].
I beni alimentari costituiscono da tempo una questione cruciale nei negoziati commerciali internazionali, anche se rappresentano una percentuale tutto sommato modesta del valore del commercio globale. Molti paesi non riescono ad aiutare i loro agricoltori e tendono a fare ricorso a strumenti politici come tariffe e dazi, che però hanno gravi ripercussioni sui consumatori.
Il cambiamento climatico rappresenta un’altra grande sfida. In alcune regioni, i cambiamenti nelle temperature medie e nei modelli di precipitazioni, insieme a eventi meteorologici estremi come le ondate di calore, riducono i raccolti e complicano la gestione del bestiame. In altre, un moderato aumento della temperatura media potrebbe invece migliorare i risultati. In ogni caso, i paesi meno sviluppati più vicini all’equatore sono i più vulnerabili.
Un’agricoltura “smart” può alleviare l’impatto del cambiamento climatico, idealmente offrendo ai piccoli agricoltori l’opportunità di produrre colture più nutrienti in modo sostenibile ed efficiente.
In che modo risolvere il problema?
Si pone, a questo punto, l’urgenza di modificare in modo radicale le pratiche agricole e le diete individuali per nutrire la popolazione mondiale in crescita, migliorando al contempo le condizioni dell’ambiente.
Le proiezioni mostrano che nutrire una popolazione mondiale di oltre 9 miliardi di persone nel 2050 richiederà un aumento della produzione alimentare di circa il 70% nel 2050 rispetto ai livelli del 2005/2007[3]. Tuttavia, bisognerà anche ridurre la produzione di carne e latticini, che costituiscono le voci della produzione alimentare più dispendiose e impattanti per l’ambiente.
Diverse le soluzioni possibili.
- È innanzitutto fondamentale ridurre gli sprechi alimentari: basti pensare che circa un terzo di tutto il cibo prodotto va incontro a spreco.
- Potrebbe poi assumere un significato decisivo orientarsi verso diete a base vegetale per ridurre l’impatto della produzione di carne e latticini. I sostituti della carne, che ne imitano il sapore, sono tra l’altro sempre più utilizzati.
- È essenziale aumentare la resa dei raccolti senza espandere i terreni agricoli. Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso le più innovative tecnologie, come la CRISP-R[4] per la riproduzione selettiva delle piante, e l’agricoltura verticale indoor.
- Infine, bisognerebbe puntare sull’approccio agro-ecologico approvato dal Comitato delle Nazioni Unite per la sicurezza alimentare mondiale. L’agro-ecologia prevede un’agricoltura sostenibile e sistemi alimentari che imitano la natura e promuovono la produttività attraverso la combinazione di piante, alberi e animali.
Investire con la consulenza di un esperto
L’aumento della popolazione, il progressivo innalzamento dell’età media e una produzione alimentare che deve stare al passo con i numeri e migliorarsi sotto il profilo della qualità e dell’impatto ambientale rappresentano veri e propri Megatrend, tendenze macro in grado di modificare anche il panorama economico. Uno schema alimentare basato su nuove fonti proteiche e meno carne animale implica una rivoluzione. Rivoluzione che in realtà è già iniziata.
E come tutti i grandi mutamenti epocali, anche la nutrizione può offrire interessanti spunti di investimento. Li potete cogliere, per esempio, attraverso un fondo comune di investimento. Ma, soprattutto, con la consulenza professionale di un esperto di investimenti, con il quale confrontarvi per ogni informazione.
[1] https://www.un.org/development/desa/pd/sites/www.un.org.development.desa.pd/files/undesa_pd_2022_wpp_key-messages.pdf
[2] https://www.imf.org/en/Blogs/Articles/2017/01/31/helping-feed-the-worlds-fast-growing-population
[3] https://www.fao.org/fileadmin/templates/wsfs/docs/Issues_papers/HLEF2050_Global_Agriculture.pdf
[4] CRISP-R: Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats: si tratta di una tecnologia per l’editing del DNA.