Cereali, prezzi in picchiata: produzione abbondante e domanda scarsa
I motivi di questo crollo delle quotazioni sono molteplici. Il rientro dei prezzi di carburanti, energia e fertilizzanti, dopo la fiammata dello scorso anno, hanno fatto abbassare i costi di produzione. E poi raccolti previsti abbondanti in Europa, Nord e Sud America, con stock in aumento anche per una domanda che dopo la fine della pandemia stenta a decollare.
Nel dettaglio: GRANO DURO
A soffrire più di tutti è il grano duro, una delle colture principali per l’agricoltura italiana. La campagna 2022/23 è stata contraddistinta da una riduzione generalizzata dei valori medi rispetto alla precedente:
- Canada -19%
- Usa -25%
- Foggia -15%
Il prezzo a cui viene scambiato nelle principali borse merci è passato dagli oltre 560 euro la tonnellata di luglio 2022, ai 350 euro delle ultime settimane.
A deprimere i listini sono la produzione 2023 nell’Unione europea prevista abbondante (si stima un +5% rispetto al 2022), ma anche in Canada (+5%) e Stati Uniti (+3%). In Italia, secondo le previsioni del Crea, la produzione di frumento duro dovrebbe attestarsi quest’anno sopra i 4 milioni di tonnellate, con un incremento di circa il 12% rispetto alla campagna precedente.
A tutto questo si aggiunge l’arrivo di frumento dall’Ucraina a prezzi molto bassi per via degli aiuti a Kiev decisi dall’Ue, altro fattore depressivo per le quotazioni.
Fonte: Stefano Serra, Info granarie e servizi Srl
Nel dettaglio: MAIS
Discorso simile per il mais. Per il 2023/24 il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) prevede un sensibile aumento delle produzioni su scala mondiale (+6%), con gli Usa proiettati a toccare un incremento dei volumi dell’11,2% (a 388 milioni di tonnellate), grazie anche a un aumento delle superfici coltivate (+4%).
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