Europa al voto, come investire riducendo i rischi
Maggio 2019. Giorni 23, 24, 25 e 26. Sono date da segnare in evidenza sul calendario, e per un motivo ben preciso: si svolgeranno in quel periodo le elezioni per il rinnovo del Parlamento UE, l’unico organo istituzionale dell’Unione Europea eletto direttamente, che ha poteri legislativi, di bilancio e di controllo e che a sua volta elegge i membri della Commissione, il braccio esecutivo dell’UE. Considerata la complessità del momento storico, questo appuntamento potrebbe diventare una sorta di referendum sulla stessa Unione Europea, oltre che un test politico per molti Paesi del Vecchio Continente. Cerchiamo di mettere a fuoco lo scenario che abbiamo di fronte e, soprattutto, le implicazioni per i mercati e per gli investitori
Populisti contro europeisti?
Due parole sui sondaggi attualmente a disposizione: secondo le più recenti rilevazioni, dal voto dovrebbe emergere un Parlamento più frammentato, con una presenza più consistente dei partiti populisti e con le due maggiori forze politiche – ovvero il Partito Popolare Europeo e l’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici – che potrebbero perdere l’attuale maggioranza. Tuttavia, sempre secondo i sondaggi ad oggi disponibili, queste due forze politiche dovrebbero confermarsi i principali partiti nel Parlamento Europeo e quindi mantenerne il controllo, verosimilmente alleandosi con formazioni minori, come per esempio i Verdi. Potrebbe volerci un po’ più di tempo per formare la Commissione Europea, la quale a sua volta potrebbe entrare nella sua piena operatività non prima del 2020, per poi occuparsi del quadro finanziario pluriennale 2021-2027. Certamente, una nuova coalizione in chiave “anti-populista” aprirebbe la strada a un’agenda più pro-Europa. Vedremo.
Quali impatti sull’economia?
Da un punto di vista economico, i risultati elettorali non cambieranno le politiche economiche, almeno nel breve periodo. Le prime fondamentali decisioni riguarderanno infatti le nomine del presidente del Parlamento e della Commissione Europea: passaggi “tecnici”, che non avranno evidenti effetti diretti sui mercati finanziari. Le conseguenze potrebbero però essere significative già nel medio termine, con i possibili riflessi del risultato elettorale europeo sui vari appuntamenti nazionali e locali in calendario nel resto del 2019 – a ottobre si voterà in Portogallo e in Grecia, e altrove non è del tutto da escludersi l’eventualità di un voto anticipato – e con il possibile impatto sull’agenda dei governi degli Stati membri dell’UE. Molto dipenderà dal ruolo che riusciranno a conquistare i partiti pro-Europa.
Paesi periferici sotto i riflettori
Attenzione poi agli effetti del voto sulle differenze tra il rendimento dei vari titoli governativi decennali e quello del Bund tedesco a 10 anni – i famigerati spread – e in particolare all’impatto sulle obbligazioni periferiche, una categoria nella quale rientra anche l’Italia. Se la fragilità del panorama politico europeo dovesse aumentare, ciò porterebbe probabilmente a un aumento della volatilità generale del mercato e contribuirebbe ad allargare gli spread delle obbligazioni societarie e dei Paesi periferici, con tassi di interesse per contro più bassi per gli attivi ritenuti più sicuri, come per esempio gli stessi Bund tedeschi. Non solo: con un indebolimento dell’integrazione dell’area euro, sotto tutti i riflettori tornerebbe la solidità fiscale di ogni singolo Paese, cosa che, a sua volta, si rifletterebbe sugli spread
Prepararsi a ogni scenario
Sul fronte azionario, i mercati sembrano aver già scontato gran parte dell’incertezza. Tuttavia, una scelta saggia – con la consulenza di un valido esperto – potrebbe consistere nell’aumentare la diversificazione per evitare rischi specifici come ad esempio i titoli di stato particolarmente deboli e nella costruzione del portafoglio senza propensione ad uno specifico scenario politico possibile, privilegiando in particolare i titoli azionari di qualità. Seguendo questo approccio sarà possibile bilanciare la necessità di attenuazione del rischio di ribasso dei mercati con la ricerca di opportunità che potrebbero emergere se il rischio che pesa sulle azioni europee dovesse alleggerirsi.
Sia come sia, bisogna assolutamente tenere a mente che quest’anno l’agenda politica è e resterà molto fitta per l’Europa, con appuntamenti che implicano una serie di rischi. I quali, ovviamente, non vanno ignorati, ma gestiti parlandone con un consulente adeguatamente preparato, serio e affidabile.