Focus giovani agricoltori | Crédit AgricoleFocus giovani agricoltori | Crédit AgricoleFocus giovani agricoltori | Crédit Agricole
Focus

Focus giovani agricoltori

Numeri in lieve calo, ma crescono le start up
mercatitendenze

Le aziende agricole con a capo i nati dopo il 1980 hanno estensioni più grandi rispetto alla media, con prevalenza di terreni in affitto rispetto a quelli di proprietà, con almeno un’attività connessa, propense verso la pratica biologica e la commercializzazione dei prodotti aziendali, estremamente digitalizzate (le aziende informatizzate dei giovani sono il 33,6%, contro il 14% dei non giovani) e innovative (il 24,4% dei giovani ha realizzato innovazioni contro il 9,7% dei non giovani). Inoltre, il capo azienda under 40 ha un titolo di studio più elevato della media (solo uno su cinque non va oltre la licenza elementare, rispetto ai tre su cinque tra i capo azienda over 40) e frequenta corsi di aggiornamento (il 46,5% ha frequentato almeno un corso di formazione; fra gli over 40, il 27,2%). A tracciare l’identikit più particolareggiato delle imprese agricole condotte da giovani è stato il recente censimento Istat dell’agricoltura. Ma nonostante gli incentivi messi sul piatto dalla Politica agricola europea e nazionale il ricambio generazionale procede a rilento.  
 
Nel 2020 erano 104.886 i capi azienda under 40 e corrispondevano al 9,3% del totale, in calo del 43% rispetto a dieci anni prima, quando l’incidenza dei giovani si attestava all’11,3%. Ma consultando i dati del Registro delle imprese, si scopre che dal 2017 a oggi sono nate ogni giorno per iniziativa di giovani fino a 35 anni 21 nuove aziende agricole, mentre 5 hanno chiuso i battenti, rendendo il saldo tra iscrizioni e cessazioni in attivo per oltre 6.000 imprese nella media del quinquennio. Per effetto di queste dinamiche, a fine 2021 le imprese agricole condotte da giovani agricoltori fino ai 35 anni erano 56.172, in crescita dello 0,4% all’anno negli ultimi 5 anni. Nello stesso periodo il numero complessivo delle aziende agricole si è ridotto al ritmo dello 0,7% l’anno e quello delle aziende “giovani” dell’intera economia addirittura del 2,4%, equivalenti a oltre 70.000 imprese. 
 
Tornando ai dati del censimento Istat, a livello territoriale l’analisi mostra una bassa propensione al ricambio generazionale compresa tra il valore minimo della Puglia (11%) e il massimo della Provincia autonoma di Bolzano (37,1%). Nelle regioni dell’Italia centrale e in quelle della dorsale adriatica, il tasso di sostituzione medio è del 12,2%, a causa della forte concorrenzialità di altri settori economici come turismo e manifattura, che rende i giovani meno propensi a dedicarsi al primario. Di contro, le regioni settentrionali evidenziano valori superiori alla media: oltre alla Provincia autonoma di Bolzano, la Valle d’Aosta segna un 35,6%. La Sardegna è l’unica regione meridionale in cui il valore supera il 30%. 
 
Nelle aziende agricole under 40 le start-up hanno un'incidenza più alta rispetto alle non giovani (28% contro 18%). Queste ultime, all’opposto, vedono una quota più alta di subentri. Oltre due terzi (64,6%) dei giovani capi azienda ha dichiarato di aver ereditato l’attività da un familiare. Sono invece il 27,6% i giovani che hanno avviato piccole aziende agricole senza aver avuto una precedente esperienza nel settore. Di solito scelgono di dedicarsi ad attività alternative (biologico, filiere corte, ecc.) e presentano un elevato grado di istruzione. 


SCOPRI LA NOSTRA OFFERTA AGRIBUSINESS