Alpi Apuane XII
- Autore
- Sandra Tenconi
- Data
- 2002
- Tecnica e supporto
- Acrilico su tela
- Dimensioni
- 80 x 120 cm
- Collezione
- Cariparma
- Ubicazione
- Piacenza
«Che sono quei monti?» chiesi molto incuriosito, quasi impaurito. «Sono le Alpi Apuane, mi fu spiegato». Ammirai a lungo lo spettacolo inconsueto che mi faceva pensare, non so perché, alla creazione del mondo: terre ancora da plasmare che emergevano da un vuoto sconfinato, color dell'incendio».
Fosco Maraini – grande orientalista, fotografo e alpinista – ricorda con queste parole la sua prima, folgorante impressione di questa scabra giogaia che separa la Versilia dall’Appennino, costringendo il fiume Magra contro l’estremo promontorio ligure di Montemarcello. Anche Sandra Tenconi, di ritorno dall’Elba, è rimasta impressionata da questi squarci abbacinanti di bianco – i giacimenti di marmo – che feriscono l’altrimenti quieto paesaggio toscano fatto di bruni, siene e verdi dolcissimi. «Bisogna che indaghi questi bianchi», ha riflettuto, e come di consueto ha prodotto una serie di veloci, agilissimi e microscopici schizzi a lapis per introiettare quei profili, dai quali è nata la serie di acrilici.
Il geografo greco Strabone chiamava le Apuane lunae montes, ovvero i "monti della luna", e davvero queste cime di un candore lampeggiante appaiono siderali ed inquietanti anche dipinti sulla tela. Sandra restituisce sapientemente questa emozione cromatica lavorando su di un impasto pittorico densissimo modellato a spatola, dove le diagonali delle vene marmoree – memori dei disegni Hokusai da lei ammirati oltre cinquant’anni prima nelle soffitte del British Museum – diventano segni significanti di un’orografia senz’altro peculiare.
Forse non è un caso che così spesso l’arte di Sandra abbia come soggetto la natura alpina, dalle Apuane alle Dolomiti, fino allo Stelvio e al monte San Martino. La montagna come metafora, la montagna come dimensione emotiva ed esistenziale: «ho sempre lottato tutta la vita, con una volontà granitica che mi ha permesso di essere sempre libera nel mio lavoro, senza essere in debito con nessuno», afferma lei stessa. Il suo elettrico e volitivo segno pittorico, come anche il suo tratto grafico così caratteristico, sono certamente sintomi di questa ansia di dipingere, di questa voglia di vita.
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