Export agroalimentare col vento in poppa, ma il vino frena
Nei primi tre mesi del 2023 le vendite oltre confine di alimentari, bevande e tabacco sono cresciute del 13,4% rispetto al primo trimestre dello scorso anno (dati Istat). Un’avanzata superiore alla media dell’export generale, cresciuto del 9,8%.
Tra i principali prodotti dell’agroalimentare italiano che compongono il paniere delle vendite all’estero, solo i vini negli ultimi tre mesi hanno tirato il freno a mano. In particolare i rossi, con giacenze di cantina al 31 marzo di 60 milioni di ettolitri, quasi 3 milioni di ettolitri in più (+5,1%), rispetto a dodici mesi fa (dati Masaf).
In quali paesi si concentra la crescita?
Tra i Paesi tradizionali destinatari delle eccellenze alimentari italiane, a essere cresciute di più nei primi 90 giorni dell’anno sono le esportazioni in Francia, con un balzo del 21%, davanti a Germania (+16%), Gran Bretagna (+14%) e Stati Uniti (+9%). In generale Berlino resta il principale mercato di sbocco dell’alimentare italiano, con un valore di 9,4 miliardi di euro nel 2022 davanti a Washington con 6,7 miliardi e Parigi con 6,6. Risultati positivi anche per Londra con 4,2 miliardi. Un dato, quest’ultimo, che mostra come l’export tricolore si sia rivelato più forte della Brexit, dopo le difficoltà iniziali legate all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.
Quali referenze?
Nonostante il rallentamento degli ultimi mesi, il campione dell’export tricolore a valore si conferma il vino, con 7,9 miliardi di euro nel 2022 (+10% rispetto al 2021). Appena dietro la pasta e gli altri derivati dai cereali con 7,8 miliardi. In terza posizione frutta e verdura fresche con 5,7 miliardi, seguite dall’ortofrutta trasformata con 4,8, formaggi a 4,4, olio extravergine d’oliva a 1,8 e salumi con 0,9.
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