Mais, coltura strategica tra luci e ombre | Crédit Agricole
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Mais, coltura strategica tra luci e ombre

Dopo tre annate problematiche (siccità nel 2022, nubifragi nel 2023 ed estrema piovosità nel 2024), finalmente il 2025 è stato un anno più regolare, anche se non ottimale, per il mais italiano. Ma resta la continua riduzione delle superfici dedicate (da 1.200.000 ettari nel 2004 a 495mila nel 2024), che mette a rischio importanti filiere Dop/Igp come quelle del Parmigiano Reggiano, del Grana Padano e del Prosciutto di Parma, e l’aspetto qualitativo: in un’annata caratterizzata da stress termici e forte presenza di elateridi e Aspergillus, il mais nazionale è risultato contaminato da aflatossine. L’obiettivo, magari con un premio accoppiato a ettaro come incentivo, sarebbe di tornare a una superficie dedicata di 600mila ettari.

A livello internazionale la campagna 2025/26 alla luce dei positivi riscontri produttivi a consuntivo e previsti nelle Americhe, dovrebbe consolidare un raccolto mondiale record attorno ai 1.300 mln/t con un incremento del 5% sul 2024 di 10 mln/t eccedente i consumi, anch’essi attesi a livelli record grazie a un sensibile ritorno della domanda mangimistica e bio-energetica. In tale contesto gli stock di riporto recupererebbero completamente il calo della scorsa campagna, consolidando il rapporto stock/utilizzi al 23%.

In questo contesto di generale ottimismo si deve sottolineare il risultato produttivo non ottimale dell’Europa che quest’anno sarà ai minimi dell’ultimo ventennio. Ma nonostante la conferma del deficit strutturale comunitario di 18-20 mln/t, al momento i mercati non registrano alcun supporto nei prezzi dovuto alle criticità della produzione europea 2025 che vede buoni riscontri in volume e qualità nella metà Nord del continente e basse rese e problemi di salubrità nella parte Sud. Ad aggravare lo scenario arrivano anche segnali di calo di produzione dal settore suinicolo, a favore dell’avicolo, per una contrazione dei consumi interni e dell’export, soprattutto verso la Cina che impone dazi all’import comunitario.

Tornando a livello globale, con l’obiettivo di delineare lo scenario commerciale dei prossimi mesi, è evidente che le positive notizie e gli abbondanti raccolti nell’Emisfero Nord, combinate con buone prospettive di semina nell’Emisfero Sud lasciano poco spazio a un’inversione di tendenza dei prezzi che, dopo una timida ripresa ai primi di settembre sono tornati in fase calante sia in Europa che sulle piazze a termine (Cbot) d’oltreoceano. Sul breve termine peseranno l’imminente arrivo dei raccolti del Mar Nero, la pressione dell’offerta dalle Americhe e uno scenario cerealicolo generale: grano, orzo, mais che almeno fino alla prossima primavera (semmai si manifestassero effetti climatici de La Niña) non vede commodity con problemi di produzione o qualità.
Ai maiscoltori non resta che sperare in una stagione 2026 regolare dal punto di vista climatico che permetta di realizzare rese in grado di garantire un’adeguata redditività.