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Attualità

Zootecnia da carne, un’idea meravigliosa per uscire dalla crisi

L’allevamento di bovini da carne ha ancora un futuro in Italia? La domanda è più che legittima, alla luce della progressiva diminuzione del tasso di autoapprovvigionamento della carne bovina nel nostro Paese.

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Zootecnia da carne, un’idea meravigliosa per uscire dalla crisi

L’allevamento di bovini da carne ha ancora un futuro in Italia? La domanda è più che legittima, alla luce della progressiva diminuzione del tasso di autoapprovvigionamento della carne bovina nel nostro Paese. Negli ultimi anni questo parametro è sceso pericolosamente fino al 43%, secondo il Clal. Vale a dire che il 57% della carne consumata in Italia proviene dall’estero. E la discesa non sembra arrestarsi. La motivazione consiste nella crisi del primo anello della filiera, cioè nella riduzione del numero totale dei capi bovini destinati all’ingrasso allevati nel nostro Paese.

 

E perché sta calando il numero dei capi bovini allevati? Principalmente perché il Paese che vende agli allevatori italiani i vitelli da portare all’ingrasso, la Francia, ha incrementato la fase di ingrasso sul proprio territorio, riducendo così il numero di animali vivi per l’export.

Inoltre, da diversi mesi gli allevatori francesi preferiscono esportare i vitelli in Nord Africa, dove la remunerazione è maggiore, o verso la Spagna, dove i controlli sanitari obbligatori sono meno pressanti rispetto all’Italia. Conseguenza: i prezzi dei ristalli, ossia dei vitelli importati, sono sempre più alti. E i margini di guadagno per i produttori si stanno progressivamente assottigliando, nonostante i prezzi di mercato si sitano collocando su valori elevati.

 

Secondo le associazioni degli allevatori e molti ricercatori del settore questa tendenza può essere contrastata anche diffondendo una particolare tecnica negli allevamenti da latte (si, proprio da latte): la pratica del beef on dairy. Ossia l’inseminazione delle bovine da latte con seme di razza da carne. I vitelli ibridi che nasceranno saranno ottimi bovini da ingrassare. E aumenteranno il numero di capi da carne a disposizione della filiera.

 

L’idea del beef on dairy si sta diffondendo velocemente in zootecnia. Un recente esempio è quello del Consorzio lombardo produttori di carne bovina, con sede a Bigarello (Mantova), che ha varato un progetto strutturato su questa tecnica.

Del resto, l’Italia può vantare una grande tradizione nella zootecnia da carne e anche una grande varietà di razze autoctone. Non a caso lo Stato sostiene questo comparto con aiuti specifici: 100 €/Uba (unità di bovino adulto) per gli allevamenti che allevano le razze autoctone italiane (Piemontese, Marchigiana, Chianina, Podolica, Sardo Bruna, Sarda) e di 150 € a capo per chi alleva animali iscritti ai Libri genealogici.

 

Crédit Agricole Italia affianca i produttori di carne bovina con prodotti dedicati al settore, fra gli altri cambiali agrarie e finanziamenti per sostenere i costi di stalla e i miglioramenti strutturali, con l’abbattimento del tasso di interesse a cura di AGEA e una garanzia ISMEA gratuita, offrendo così nuove opportunità di sviluppo e competitività.